La tutela del dipendente che segnala illeciti – Whistleblower

mazzette

Quante Amministrazioni pubbliche conoscono ed attuano la direttiva dell’ANAC sul Whistleblower – qui più precisamente indicato come “dipendente che segnala illeciti“?

All’obbligo per l’impiegato pubblico – sancito dall’articolo 8 del Codice di comportamento di dipendenti pubblici (D.P.R. n 62 del 2013 – vedi) – di “segnalare al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito nell’amministrazione di cui sia venuto a conoscenza“, corrisponde la condotta richiesta all’amministrazione pubblica dall’articolo 54bis del d.lgs. n 165/2001 (vedi qui) che recita fra l’altro: “il pubblico dipendente che denuncia all’autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia”.

 

La pubbliche amministrazioni devono (dovrebbero) conformarsi agli obblighi e alle modalità di azione previsti dalla Determinazione n 6 del 28 aprile 2015 che qui sotto riproduciamo.

 ANAC – Det. n.6 del 28.04.2015

 

MalaPA – come arginare la disonestà.

mutande copia          foto segnaletica

Le notizie che provengono dalla Magistratura sui casi dei dipendenti del Comune di Sanremo (vedi qui), sull’ANAS (vedi qui) e sull’INPS (pagamento incentivi – vedi qui) si prestano poco ai distinguo: forse, ci si può chiedere quanto fosse esteso il malaffare nella dirigenza ANAS, tutte da vedere e da inquadrare le notizie riguardanti gli ispettori INPS. Ma, indubbiamente, nel polverone che ormai non risparmia nessuno, la vergogna è tanta per i tanti onesti che pure pervicacemente continuano ad esserci e ad operare.

Sono notizie dirompenti non solo in sé, ma anche per il modo protervo in cui le persone indagate sembrano aver operato per anni.

Fatti di questo genere tolgono argomenti a chi come noi  crede ancora nel valore e nella necessità di una differenziazione nella gestione dei servizi pubblici rispetto alle imprese private, giustificata dalla diversità della natura delle attività svolte. Bisogna essere “all’altezza” dei privilegi che la società concede: uno su tutti per gli impiegati pubblici: la maggiore sicurezza della conservazione del posto di lavoro e l’essere fuori da logiche di riassestamento del personale in termini di migliaia di esuberi, ai quali tutto il mondo del lavoro privato è periodicamente soggetto.

I dirigenti e gli impiegati pubblici dovrebbero essere il riferimento etico/civile privilegiato, l’esempio da seguire. Non è uno scenario impossibile o  precluso al nostro popolo: basta guardare ai Carabinieri (o alla gran maggioranza delle Forze dell’Ordine). Invece, siamo ai primi posti nella classifica OCSE della corruzione pubblica ( vedi qui) e la sequela degli scandali che vede protagoniste Amministrazioni pubbliche sembra essere un fiume in piena.

C’è un problema di “rilassamento etico” – ottimamente descritto da Michele Serra ne La Repubblica di ieri riportato qui sotto- che riguarda tutti, non solo i pubblici dipendenti. Ma c’è anche la necessità stringente di una maggiore severità e rigore nella gestione delle Pubbliche amministrazioni (centrali e territoriali, statali e delle autonomie): va attuato un vero sistema di valutazione di Amministrazioni, dirigenti e personale (non la burla in vigore da più di venti anni – vedi qui), vanno ripristinati i controlli successivi esterni sugli atti che in una parte preponderante delle amministrazioni pubbliche sono stati letteralmente smantellati (vedi qui), va introdotta e protetta – al posto delle tante inutili “carte” di piani anticorruzione e per la trasparenza –  la figura del Whistleblower (funzionante in USA e in Gran Bretagna – vedi qui) e vanno pubblicati sui siti internet di ciascuna delle 10.000 amministrazioni pubbliche gli atti di assegnazione degli appalti – tutti gli atti finali ( vedi qui)– perché questo consente di innescare un sistema di controllo sociale che sarebbe un potentissimo disincentivo per gli innumerevoli furbetti che oggi agiscono nell’ombra e al riparo di un sistema inesistente di controlli. Basterebbe poco, ma non si fa.

Analfabetismo etico

Il mondo nuovo del diritto – per gli 80 anni di Sabino Cassese.

sabino-cassese

Pubblichiamo il link al sito del Partito Radicale, contenente la registrazione audio della giornata di studio organizzata dall’Università “Roma Tre” in occasione degli 80 anni del prof. Sabino Cassese.

CLICCA QUI PER ASCOLTARE

 Programma-convegno-80 anni di Sabino Cassese

Quante sono le Amministrazioni pubbliche italiane?

LOGO REPUBBLICA

I dati che presentiamo di seguito non hanno lo scopo di costituire precisi riferimenti statistici, vista la latitanza di riferimenti istituzionali di sintesi: le fonti pubbliche di questo tipo di dati sono l’ISTAT (clicca qui),  il conto annuale della PA (clicca qui)  curato dalla Ragioneria generale dello Stato  e le statistiche ARAN sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti (clicca qui); fonti  complete quanto alla specificazione di  aspetti diversi  della realtà delle pubbliche amministrazioni italiane, ma che non danno conto della loro “consistenza complessiva” .

Astraendoci dalla collocazione temporale dei dati qui riportati, possiamo dire con buona approssimazione che le pubbliche amministrazioni italiane sono circa 10.000 (9.867 nell’anno 2010 secondo la sintesi curata all’epoca da ForumPavedi qui meglio): la quantificazione comprende presumibilmente, per quanto riguarda le AP regionali e locali,  anche gli Enti pubblici regionali.

Il conto in questione, tuttavia, non tiene  conto di un migliaio fra ASL e Strutture di ricovero pubblico  (Vedi i dati del Ministero della saluteclicca qui) e delle Scuole pubbliche (in numero di 44.704 fra Scuole d’infanzia, scuole primarie e secondarie – Vedi qui statistiche ISTAT sulla scuola) che costituiscono “plessi” funzionali autonomamente organizzati: pertanto non sembra errato parlare di circa  55.000 fra amministrazioni e uffici pubblici con autonomia funzionale e finanziaria nel nostro Paese.

Vedi anche:

Numero e distribuzione dei Comuni italiani.

Numero dei dipendenti pubblici in Italia.

Distribuzione dei dipendenti pubblici per comparto e per Regione.

Elenco completo delle Amministrazioni pubbliche italiane.

ARAN: rapporto 2014 sulle retribuzioni medie dei pubblici dipendenti.

Distribuzione di genere dei dipendenti pubblici.

Intervista Cantone – Società pubbliche e Titolo V della Costituzione.

CANTONE Raf

Nell’intervista concessa da Raffaele Cantone – Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione – al direttore de La Repubblica Ezio Mauro la polemica sul limite di utilizzo del contante spostato a 3000 euro ha affievolito l’attenzione su due altre affermazioni a nostro avviso di gravità molto maggiore. Con riguardo alle “società pubbliche” (cosiddette partecipate), Cantone ha affermato che esse sono “il vero disastro per la corruzione in Italia….sono state create come escamotage per trasferire gli affari a questi meccanismi”. Ma l’affermazione più pesante e incisiva di tutte è passata nel disinteresse completo dei più: Cantone ha affermato che “il post-tangentopoli ha prodotto norme che hanno finito per facilitare la corruzione. La più criminogena è la riforma del titolo V della Costituzione che ha spostato la capacità di spesa in zone sottratte al controllo: le rimborsopoli delle Regioni sono frutto di tutto questo”. Raffaele Cantone è uomo attento, preparato e avveduto e ciò trasforma in veri e propri macigni le sue affermazioni: Vedi qui da La Repubblica.it del 19 ottobre il testo integrale dell’intervista. 

Registriamo che le affermazioni del Presidente dell’anti-corruzione corrispondono – diremmo al 100%  – a quanto noi sosteniamo da sempre come Associazione da questo sito in ordine alle società partecipate (vera e propria “para-amministrazione” pubblica, in parte cospicua sottratte a qualunque controllo pubblico) e al vero e proprio smantellamento dei controlli esterni operato dall’abrogazione degli articoli 125 e 130 della Carta costituzionale vera, cioè quella scritta dai Padri costituenti nel 1946.

Chi voglia approfondire queste tematiche potrà cliccare su:

Lo scandalo delle società partecipate.

Lo scandalo Romafia.

Roma mafia – Tre questioni di natura amministrativa.

Il sistema dei controlli di regolarità amministrativo contabile di Regioni e Comuni.

Leggi sulla Pubblica Amministrazione e loro attuazione, un caso di scuola: il sistema di misurazione e valutazione della performance.

LOGO REPUBBLICA

Pubblichiamo la recentissima Sentenza n 4641 del 13 ott 2015 della IV sezione del Consiglio di Stato che – su ricorso dell’Associazione Dirpubblica e capovolgendo il precedente giudizio di merito del T.A.R. Lazio – ha ordinato all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, all’Agenzia delle Entrate e al Ministero dell’economia e delle Finanze di provvedere all’adozione del “Sistema di misurazione e valutazione della performance organizzativa” entro 180 giorni dalla notificazione della sentenza, salva la nomina di un Commissario ad acta in caso di ulteriore inadempimento. Piove sul bagnato per le agenzie governative! Dopo la Sentenza della Corte costituzionale n 37/2015 che ha travolto un meccanismo illegittimo di preposizione dei dirigenti in vigore da lustri, ora esse vengono duramente “bacchettate” in ordine all’omessa attuazione dell’articolo 7 – vedi – del d. lgs n 150/2009 (“riforma Brunetta” do you remember?), cui si doveva dar corso entro il 31 dicembre dell’anno 2010 (successivo articolo 16, comma 3).

Di fronte all’inadempimento di alcune amministrazioni pubbliche, rilevato e condotto a soluzione solo attraverso una Sentenza di 2° grado (che fa da contrappunto negativo allo zelo di altre amministrazioni – quali l’INPS  che nello stesso periodo ha prodotto due provvedimenti in materia, dei quali il secondo “in via sperimentale” –  si vedano le due determinazioni presidenziali del 2010 -clicca qui e del 2015 – clicca qui ), la domanda da porci in conseguenza è: cosa hanno fatto tutte le altre Amministrazioni pubbliche sul punto? Hanno adempiuto? L’articolo 16 della Brunetta prescriveva l’obbligo per Regioni ed Enti locali di adeguare i propri ordinamenti all’obbligo in questione…… E i Ministeri, hanno adempiuto? Il MEF pare proprio di no….Esiste un soggetto pubblico operativo realmente funzionante che gestisca il monitoraggio di queste cose? Il Dipartimento funzione pubblica, “erede” delle funzioni che il d. lgs. 150 aveva demandato alla soppressa CIVIT fa qualcosa sul punto? Insomma, “siamo vincoli o sparpagliati?”, direbbe Peppino De Filippo.

Al di là della facile battuta, ci sembra qui necessario richiamare l’attenzione sulla scarsissima capacità delle leggi sulla PA emanate negli anni scorsi di innescare veri processi di innovazione nelle Pubbliche Amministrazioni. La previsione di adempimenti che  devono coinvolgere le circa 10.000 amministrazioni pubbliche in cui si articola il nostro ordinamento amministrativo richiedeva e richiede robuste azioni di implementazione in fase di attuazione, programmi, tempi d’attuazione e organi all’uopo deputati. Altrimenti le prescrizioni di legge sono destinate a rimanere inattuate, come le classiche “gride” del Ducato di Milano nel XVII secolo raccontate da Alessandro Manzoni. Le disposizioni sulla pubblica amministrazione “diluviano”, ma sono poco o nulla rispettate e attuate. Sarà questo il destino anche della recente Legge n 124/2015? (vedi qui)

Donne – lavoro – responsabilità pubbliche: distribuzione di genere.

     donne lavoro 2      donne lavoro 3 copia

Il recentissimo Government at a Glance 2015, pubblicazione biennale dell’OCSE con le statistiche del settore pubblico dei Paesi aderenti – vedi qui – ci offre una fotografia aggiornata della distribuzione di genere in quattro settori: 1. occupazione complessiva di ciascun Paese; 2. Occupazione nelle pubbliche amministrazioni; 3. Quote di genere negli eletti al parlamento; 4. donne Ministro nei governi in carica nell’anno 2015.

Ne emerge un quadro significativo che conferma quanto già noto, ma segnala anche una posizione di avanguardia italiana fra i Paesi OCSE nell’ambito della rappresentanza politica:  il dato più importante riguarda l’occupazione totale femminile che vede le donne italiane sotto media (41,6 % degli occupati, contro il 45,3 % della media OCSE, ben al di sotto del 49,3 % dell’Estonia, del 47,9 % della Francia e del 46,5 % di Gran Bretagna e Germania); la proporzione di genere è diversa fra gli occupati nel pubblico impiego dove le donne sono in Italia il 55,9 % del totale: pur essendo in questo ambito maggioritaria la quota di occupazione femminile italiana, tuttavia questa è comunque sotto alla media OCSE (58 %) e molto al di sotto di altri Paesi avanzati (71,8 % in Svezia, 65,9 % in Gran Bretagna, 62,3 % in Francia).

Sono,  invece, di segno completamente diverso i dati della distribuzione di genere in Parlamento e come responsabilità ministeriale. Il dato è qui che la rappresentanza di genere femminile in Parlamento é del 31% sul totale, sempre sotto il livello di Svezia, Spagna, Finlandia, Olanda e Danimarca, ma sopra la media OCSE (27,8 %) e, significativamente, sopra la Francia (26,2 %) la Gran Bretagna (22,8 %) e gli Stati Uniti (19,4 %). La tabella delle percentuali qui sotto (vedi) evidenzia anche il fatto che in Italia la presenza femminile in Parlamento è lievitata del 21% negli ultimi 13 anni dal 2002 ad oggi (dal 9,8 % al 31%). Ma il dato più eclatante riguarda la percentuale di donne Ministro nei governi OCSE: qui l’Italia si colloca sul range dei Paesi “più avanzati” con il 43,8 % di presenze femminili ( 35% circa in più rispetto all’8,3% di solo 10 anni fa), ben al di sopra della media OCSE (29,3 %), ma anche di altri Paesi quali Germania, Spagna, Danimarca, USA, Belgio, Gran Bretagna.

Su tutti e quattro gli indicatori si osservano, comunque, dati percentuali in incremento rispetto alle medie degli anni passati: segno chiaro che qualcosa, nonostante tutto , si muove nel verso giusto.

 OCCUPAZIONE: distribuzione di genere da “Governement at a glance 2015”

 PARLAMENTI E GOVERNI – quote di distribuzione di genere da “Governement at a glance 2015”

 Tabella di distribuzione di genere nei Parlamenti OCSE

Vedi anche altre statistiche di genere – Il talento femminile nella Pubblica Amministrazione.

Reati contro la Pubblica amministrazione – Relazione Eures: aumento esponenziale della corruzione a Roma.

ROMA LUPA

L’ EU.R.E.S, centro di ricerche economiche e sociali, ha pubblicato oggi un rapporto sui “Profili e dinamiche della corruzione a Roma e nel Lazio– clicca qui per leggere il rapporto.

Risultano commessi nello scorso anno 2014   3.828  i reati contro la PA: Denunciate/arrestate, n 9.691 persone. I reati censiti nello stesso anno 2014 sono così distribuiti territorialmente:

Nord: 25,7 % del totale nazionale,

Centro: 18,5 % del totale nazionale,

Sud: 55,9 % del totale nazionale.

Nella sola Provincia di Roma, i reati contro la Pubblica Amministrazione sono aumentati dall’anno 2009 al 2014 dell’84%, mentre risulta costante nel periodo la frequenza rilevata nelle alte province. Sempre nella provincia di Roma, é  il reato di corruzione “in senso stretto” a registrare, sempre a Roma e provincia, il picco più alto di incremento: un aumento del 422% dal 2009 (a fronte di un aumento medio del 113% in Italia). Seguono in graduatoria i reati di “abuso d’ufficio“, “peculato” e “omissione o rifiuto di atti d’ufficio“.

Vedi anche il commento dell’ ANSA 16 ottobre 2016 – dal 2009 corruzione quadruplicata a Roma.

Di nostro aggiungiamo, da romani quali siamo, che il fenomeno corruzione non può essere più ascritto ai soli “politici”, ma che si registra una preoccupante faglia di pervasività di  comportamenti immorali nel cuore della società civile …….allora diciamo pure: per essere Capitale d’Italia non basta essere pronipoti di Romolo e Remo: bisogna meritarselo.

Investimenti pubblici nei Paesi OCSE e in Italia.

OCSE

Il recentissimo “Government at a glance 2015” – vedi qui – recante i dati sulle attività pubbliche dei Paesi aderenti, contiene fra le moltissime informazioni anche i dati relativi agli investimenti pubblici (pagine 135 e segg). Evidenziamo qui le tabelle relative alle percentuali degli investimenti pubblici sul Pil nazionale e le percentuali di investimenti pubblici sul totale della spesa pubblica nell’anno 2013. La percentuale media OCSE di ciascuno dei due indicatori é il 13% del PIL per il primo, e il 29% del tonale della spesa pubblica per il secondo. In tutti e due gli indicatori i sistemi pubblici che più investono sono quelli dell’Olanda, della Corea del Sud, della Finlandia della Svezia e del Giappone.

E l’Italia? Il nostro Paese si colloca al settultimo posto per la percentuale sul PIL – 10,7% e al terzultimo posto, davanti a Portogallo e Grecia, per la percentuale – 20,9% – sul totale della spesa pubblica. Sono dati che colpiscono in tutta la loro evidenza. Se poi avviciniamo questi dati alle posizioni dell’Italia nella classifica della corruzione – vedi qui l’allegato-Italia-2014 della relazione della Commissione europea sulla lotta alla corruzione – diventa egualmente intuitivo valutare la qualità della scarsa spesa destinata agli investimenti pubblici.

Un’ultima annotazione che va data senza ulteriori commenti: la stessa tabella OCSE sugli investimenti pubblici – vedila qui sotto – indica l’Italia come uno dei Paesi in cui è maggiore la quota di investimenti gestiti a livello locale. Questo il dato.

 Investimenti pubblci da governement at a glance 2015

I conti in rosso dell’ATAC

Autobus ATAC

140 milioni di deficit nel bilancio ATAC del 2014, che si aggiungono ai deficit registrati negli anni precedenti (vedi qui sotto). Le imprese di ricambi e di consulenza si rifiutano di vendere i loro servizi perché non rientrano i crediti per i servizi precedenti, con il risultato che 850 vetture su 2300 non escono più in strada. Un debito complessivo di 353 milioni verso i creditori. Gare  per la fornitura di nuovi mezzi andata deserta perché le banche si rifiutano di finanziare i fornitori, ritenendo l’ATAC non affidabile. L’azienda incassa la metà dei biglietti rispetto dell’ATM di Milano: a proposito, che fine ha fatto l’indagine del 2013 sui biglietti clonati? Tutti ancora al loro posto? vedi qui: gestione fuori bilancio degli incassi.

Vedi gli approfondimento pubblicati su La Repubblica.it del 12 ottobre 2015 – clicca qui

Bilancio ATAC 2013

La Governance negli Enti locali, un problema irrisolto.

ITALIA

“Amministrazioni parallele”:  questo il modo di raffigurare la pubblica amministrazione italiana utilizzato dallo storico Guido Melis nel suo indimenticato saggio del 1988 (vedi qui “Due modelli di Amministrazione fra liberalismo e fascismo): era la fotografia di un Paese che non riusciva, dall’Unità d’Italia in avanti, a configurare un modello omogeneo di governance degli uffici pubblici  condiviso da tutti – politica, operatori dell’Amministrazione pubblica e cittadini. Continua a leggere

Renzo Piano: e se ricominciassimo dalle periferie?

renzopiano8

Nemo propheta in patria. Sperando che l’adagio non valga per la genialità di Renzo Piano, riproponiamo le sue idee e il suo lavoro di Senatore per riqualificare l’ambiente delle grandi città italiane, iniziando da Roma. Sono in “cantiere” anche proposte concrete di avvio di politiche pubbliche finanziate.

“E ora salviamo le nostre periferie” – Intervisa a “il Foglio” del marzo 2014

25 settembre 2015 -Piano nazionale da 200 milioni di euro per la riqualificazione delle aree urbane degradate

La rigenerazione delle periferie per un nuovo Rinascimento italiano

La rabbia dell’ex assessore Esposito contro la dirigenza pubblica.

Assessore Esposito

L’ormai mitico Stefano Esposito, ex assessore ai Trasporti del Comune di Roma – sfegatato tifoso juventino che gridava “Roma ‘mmerda” e affermava di controllare lo stato dei trasporti romani perché viaggiava sui bus in incognito, senza però conoscere la linea n 64, la più nota della città – sfoga ora la sua rabbia contro la dirigenza e i funzionari del Comune di Roma in una intervista concessa ad Alessandro Capponi del Corriere.it. “La struttura amministrativa vive di vita propria, non segue le indicazioni, cambia autonomamente il contenuto delle delibere, a volte le scrive male proprio per farle bocciare al Tar...».  «Gli uffici se ne strafottono di ciò che chiede la politica… quelli viaggiano con stipendi superiori ai centoventi-centosessanta mila euro e fanno solamente finta di farti decidere, è chiaro?».

I dirigenti pubblici potrebbero sentirsi onorati per le contumelie di una mente tanto elevata e raffinata. Ma attenzione: dietro la rozzezza di queste affermazioni si manifesta con evidenza un senso di frustrazione che attraversa la coscienza di molti politici attuali nei confronti della pubblica amministrazione: oggetto sconosciuto a moltissimi di loro, l’unico desiderio che nutrono sarebbe quello che “l’intendenza” seguisse senza “se” e senza “ma” qualunque loro idea o direttiva. La resistenza che un dirigente/funzionario può opporre ad una richiesta, magari palesemente illegittima e/o fuori luogo, non è accettata come possibile ed utile contrappunto al loro pensiero. Nè del resto, i dirigenti/funzionari pubblici sono mammole: a volte per vocazione, altre volte per difesa o corrispondente fastidio e antipatia, sono in condizione di mandare a vuoto qualunque tentativo “imperioso” del politico – legittimo rappresentante dell’elettorato. Ma se i politici pagano con la frustrazione, i dirigenti, per altro verso, pagano le loro resistenze con un processo legislativo, in atto ormai da un ventennio, di continuo indebolimento/logoramento dello loro ruolo pubblico. Una politica debole  in guerra contro una dirigenza debole: questa è la fotografia dello stato della maggioranza delle Pubbliche amministrazioni in Italia. Questo dovrebbe essere chiaro all’opinione pubblica. Nessun progresso potrà ragionevolmente essere conseguito nella Pubblica amministrazione fino a quando non si affermerà un reciproco rispetto e mutuo riconoscimento di ruolo fra ceto politico e ceto dirigente pubblico.

Vedi qui l’ intervista di Stefano Esposito al Corriere.it

Mariana Mazzucato – Lo Stato finanziatore dell’innovazione.

MARIANA-MAZZUCATO-large570

Non bisogna essere ossessionati dal “mito” delle startup, ma occorre allargare lo sguardo e sviluppare un ecosistema innovativo nel quale le imprese appena nate riescano a crescere attraverso un’interazione tra investimenti pubblici e privati. E scriverlo è Mariana Mazzucato che ha approfondito nel suo testo “Lo Stato innovatore” – vedi qui – il ruolo degli investimenti pubblici nello sviluppo dell’economia digitale. Citando gli esempi della Gran Bretagna, ella conclude che non devono essere enfatizzate le startup o gli imprenditori in quanto tali, ma l’ecosistema innovativo entro il quale operano e dal quale dipendono…..tutti discorsi –  comunque – “in arabo” rispetto all’Italia, paese in cui gli investimenti pubblici sono in caduta libera (vedi qui).

Vedi qui la sintesi dell’articolo pubblicato sull'”Economist” nel marzo 2014

Governo e relazioni sindacali nel pubblico impiego.

Renzi

L’articolo di Lorenzo Mania su “la Repubblica Affari e finanza” dello scorso 5 ottobre 2015 fotografa con buona fedeltà la situazione delle relazioni e dei rapporti di forza attuali nel pubblico impiego.

 Pubblico impiego: meno sindacati al tavolo

MalaPa – Marino lascia una Roma nei guai.

marino ignazio

Forse la gestione del Comune di Roma – non solo quella recente – costituisce la “summa” di tutto ciò che un’amministrazione pubblica non deve essere. Riportiamo, per memoria futura, i “fondi” più caustici e pungenti – di Francesco Merlo e di Giuliano Ferrara –  in occasione delle dimissioni del Sindaco Marino, nonché una lettera dell’anno 2002 inviata al chirurgo Ignazio Marino dall’Università di Pittsburgh in seguito ad altre sue dimissioni.

Merlo – La sporcizia del candore, da “La Repubblica” del 9 ott 2015

Ferrara: Quelli che hanno votato Marino, da “Il Foglio” del 9 ott 2015

 Dimissioni Marino Ospedale Pittsburgh 2002

L’evasione IVA e le modalità per il possibile recupero.

FESTIVAL MANIFUTURA 2009 NENS

L’appellativo di “Dracula” dipinto sul volto di Vincenzo Visco appare ingeneroso: per il passato, nel quale si possono ascrivergli interventi di razionalizzazione del sistema fiscale italiano, e per il presente nel quale dal suo sito  http://www.nens.it/ e dalle pagine dei giornali avanza idee che meriterebbero almeno un’attenta riflessione.

Riportiamo qui le sue osservazioni in ordine all’evasione IVA nel nostro Paese (un terzo del gettito dovuto per circa 40 miliardi di euro), pubblicate sul Sole 24 ore di ieri 7 ottobre 2015: vi sono descritte le vicende parlamentari collegate alla proposta di “eliminare tutte le comunicazioni telematiche oggi esistenti e anche i registri dell’IVA, sostituendoli con l’obbligo per tutti i contribuenti dell’invio telematico al fisco dei dati delle fatture emesse rilevanti ai fini fiscali“. La proposta in questione è a sua volta collegata a un rapporto pubblicato dallo stesso Nens nello scorso anno 2014 – vedi qui il rapporto in questione – sull’intera tematica delle riscossioni IVA.

  Vincenzo VISCO – SOLE 24 ore 7 ott 2015

Melis – Il rapporto fra dirigenza pubblica e politica.

Il presente ha un cuore antico. Capire lo stato dei rapporti fra politica e dirigenza nel nostro Paese significa anche ripercorrere le varie fasi delle sue negative vicissitudini. Ciò che emerge dalla narrazione di 150 di storia dall’Unità d’Italia è sintetizzato dall’abstract dello scritto di Guido Melis, pubblicato sulla Rivista “Scienza e politica” – n. 50 del 2014:

” In Italia una specifica legislazione sulla dirigenza amministrativa è stata tardiva e la sua retorica si è rivelata in contraddizione con la traduzione pratica. Il rapporto della dirigenza con la politica è stato caratterizzato o da un’eccessiva distanza o da una patologica prossimità oppure da indifferenza rispetto ai fini delle politiche che avrebbe dovuto in-terpretare. La dirigenza amministrativa si è così auto-esclusa dalle élite nazionali e non c’è stata mai una sua reale mobilitazione negli ambiti decisionali del Paese.”

 Melis 2014 – La dirigenza pubblica in Italia: anello (mancante) di congiunzione fra politica e amministrazione