Galli della Loggia – il fallimento di una classe dirigente.

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Seguiamo con interesse gli articoli di fondo  che Ernesto Galli della Loggia pubblica sul “giornale della borghesia”, sia per il loro valore intrinseco, sia perché un fondo del Corriere della Sera è sempre in qualche modo esemplificativo di un’ idea di sé che la classe dirigente di questo Paese sviluppa. Nel suo fondo del 20 ottobre 2013, il Nostro compie un’analisi della situazione del Paese – la definiremmo rassegnata – nella quale esprime il proprio giudizio, netto e negativo, sull’Amministrazione pubblica, sul capitalismo privato e sulle banche. Quindi “non” – o meglio – non solo la Pubblica amministrazione come palla al piede dello sviluppo del nostro Paese, ma, diremmo, tutto ciò che è “alta classe dirigente”, pubblica o privata che sia. Il pregio di accomunare i tre plessi di funzioni nella stessa valutazione negativa ci sembra risiedere tutto nell’idea che tutti e tre partecipano e contribuiscono a una crisi che, prima di essere economica, è di etica, di morale. In tutti e tre i “plessi” – complessivamente considerati – di cui parla Della Loggia sono prevalse, soprattutto negli ultimi due decenni, spinte corporative, egoistiche, personalistiche, infingarde, miopi: il nostro Paese non potrà salvarsi senza l’affermarsi di una prevalenza dei parametri di moralità nelle scelte piccole e grandi che compirà la sua classe dirigente.

GALLI DELLA LOGGIA – 20 ottobre 2013: IL POTERE VUOTO IN UN PAESE FERMO