Progetto 80 – Rapporto preliminare al programma economico nazionale 1971-1975

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Quello che pubblichiamo qui sotto é un documento di nessuna utilità pratica, ma di valore storico e morale unico, utile a qualunque giovane studioso voglia comprendere in profondità le vicende istituzionali del nostro Paese: é il “Rapporto preliminare al programma economico nazionale 1971-1975” presentato nel 1969 dal Ministero del Bilancio e della programmazione economica (poi confluito nel 1997 nell’allora Ministero del Tesoro, oggi MEF). il Ministero del Bilancio aveva come suo “polmone” principale la Segreteria dell Programmazione economica, affidata negli anni ’60 alla responsabilità di Giorgio Ruffolo (vedi), che operò sull’impulso del ministro socialista Antonio Giolitti (vedi) e con uno staff di collaborazioni del calibro di Paolo Sylos Labini, Manin Carabba e Franco Archibugi (alla gentilezza del quale ultimo dobbiamo l’omaggio del documento in questione che viene pubblicato oggi per la prima volta sul web).

Il valore del Progetto 80 può essere spiegato con il riferimento al concetto di “pianificazione strategica“, cioè a dire dell’attività con la quale uno Stato programma le proprie politiche pubbliche nell’arco temporale di 5 – 10 anni, mettendo in campo una strategia complessiva di utilizzo e sviluppo delle risorse della nazione. L’Italia egli anni ’60, era ancora nel pieno di uno sviluppo socio-economico vigoroso e tumultuoso;  questo pugno di uomini ( prima di loro Ugo La Malfa con la sua Nota-aggiuntiva alla Relazione generale sulla situazione economica del Paese del 1962) credettero fermamente che quel vigore andasse ordinato nel contesto di un quadro generale di pianificazione e programma azione di lungo periodo, onde non disperdere le forze in campo, ma orientarle nel senso dello sviluppo economico e dell’equità sociale. Nulla di strano o di speciale verrebbe da osservare! Basti pensare che ancora oggi gli altri Ordinamenti avanzati programmano l’azione dello Stato, delle Regioni e delle Autonomie locali con “contratti di piano (vedi qui l’attuazione in multilevel governance dei contrat de plan nella vicina Francia).

….Ma noi non siamo un Paese normale….quel documento, invece di essere apprezzato per il suo altissimo valore e di essere adeguatamente discusso e chiosato entrò subito nel cono d’ombra della disattenzione/ostilità generale. In più si era nel pieno della guerra fredda: per cui un documento chiamato “pianificazione quinquennale” e predisposto da intellettuali della sinistra socialista non poteva non provocare la reazione allarmata, da una parte della Democrazia Cristiana (che lo dileggiò per bocca di Amintore Fanfani  chiamandolo “il libro dei sogni”) e, dall’altra, del Partito Comunista che non tollerava percorsi di riforma sociale disegnati “dentro il sistema capitalista”.

Così, l’idea stessa di un modello di governance economico-sociale del Paese basato su un pianificazione strategica generale fu soppresso nella culla e 50 anni dopo siamo ancora qui con governi instabili che navigano a vista e non hanno nel loro DNA l’idea di base su come si governa uno stato occidentale avanzato. Si dice dell’antico “progetto 80” che fu soffocato dai pregiudizi ideologici: noi siamo più severi e più pessimisti nel giudizio; anche oggi, quando le ideologie non esistono più, é ancora pienamente operativo un modo tutto italiano di giudicare cose e persone attraverso il confronto con “canoni a priori“, cioè non esaminando la cosa, l’evento o il progetto in sé (come  insegnarono  Galileo, Cartesio e Newton), ma raffrontandoli a priori (in senso acriticamente positivo o negativo a secondo del nostro “giudizio a priori”) con le nostre convinzioni o preconcetti di base. Se ci riflettiamo, ciò è accaduto di recente e accade sempre. Per dirla in modo roboante, sono i retaggi dei canoni del Sant’Uffizio, ai quali é legata la storia intellettuale del nostro Paese dal Concilio di Trento in avanti.

Buona lettura.

Giuseppe Beato

Rapporto-preliminare-al-programma-economico 1970-1975

Appendice-al-rapporto-preliminare

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