L’evoluzione storica del ruolo del Presidente del Consiglio dei Ministri

La casa editrice Laterza ha pubblicato, a cura di Sabino Cassese, Alberto Melloni e Alessandro Pajno, un imponente affresco della figura istituzionale alla quale, nei regimi parlamentari, viene assegnata la funzione di dirigere la politica nazionale sulla base del mandato elettorale: Il Presidente del Consiglio dei Ministri (vedi qui una sintesi dei contenuti dei due tomi costituiva della ricerca.).

E’  noto che il ruolo del Presidente fu delineato dai Padri costituenti con l’assillo di non consentire che i suoi poteri schiacciassero il ruolo del Parlamento e del Capo dello Stato, come avvenuto in epoca fascista. Ne conseguì una previsione “appannata” dei suoi poteri, sostanzialmente quale “polo di vertice” dell’attività del Governo, costituito oltre che da lui, dal Consiglio dei Ministri e dai Ministri. Insieme alle regole poste dalle leggi elettorali succedutesi nei 70 anni dall’entrata in vigore della Carta Costituzionale, questi principi normativi sono la premessa dell’endemica instabilità dei nostri governi nazionali, cui fino ad oggi invano si è tentato di porre rimedio con ripetuti tentativi di riforme costituzionali sempre falliti.

Sul tema dei poteri del Presidente del Consiglio dei Ministri riprendiamo di seguito un estratto dai volumi sopra citati, a cura di Alberto Stancanelli e Massimiliano ArsÌ. Vi sono lucidamente analizzate le dinamiche concrete, determinatesi dal 1948 ad oggi in applicazione delle regole costituzionali ed elettorali date: evoluzione del ruolo del PCM e dei suoi rapporti con le altre istituzioni della Repubblica: Presidente della Repubblica, Parlamento, ora Regioni, Consiglio dei Ministri e Ministri.

 Estratto Stancanelli-Arsì I presidenti e la presidenza del Consiglio dei ministri

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