I diritti conculcati: il rilascio del passaporto

Come si può difendere la burocrazia italiana in presenza delle performance medioevali del Ministero dell’Interno? La gestione dei rilasci/rinnovi del passaporto sono la dimostrazione lampante di come si possa usare la tecnologia digitale per offendere i cittadini. Il tutto preordinato a rilasci con ritardi nell’ordine dei sei mesi dal momento della richiesta dell’utente.

  1. Si comincia con una squallida manovra da furbetti: la prenotazione dell’appuntamento presso un commissariato di Polizia. Non figurerà mai da nessuna parte il momento in cui il cittadino RICHIEDE  il passaporto, perchè è preclusa l’istanza di rilascio senza il preventivo appuntamento e l’appuntamento può essere unicamente preso attraverso computer. Prima oscenità: perchè non dovrebbe essere possibile chiedere appuntamento al posto di polizia per le persone che non hanno dimestichezza col pc? Si umiliano le persone meno attrezzate anagraficamente e/o culturalmente.
  2. seconda oscenità: chi riesce a entrare nel sito della Polizia di Stato tramite SPID  deve ripetere DUE VOLTE l’indicazione dei propri dati personali (una quindicina), la prima solo per avere possibilità di prenotare, la seconda sulla schermata di prenotazione. Segno questo che l’applicativo informatico è archeologico e da buttare.
  3. Dopo aver perso una ventina di minuti in media per soddisfare quanto richiesto, arriva per i 3 milioni di romani la sorpresa delle sorprese: il primo appuntamento possibile presso un Commissariato è fissato a sei mesi data! i primi appuntamenti gestibili sono quelli della seconda metà di luglio 2023. Vacanze saltate!
  4. Per i più ostinati o previdenti i quali intendano aver pronto il passaporto per Natale 2023 (infatti, non c’è alcun termine previsto per il rilascio una volta consegnata l’istanza), rimane la sola possibilità di chiedere un appuntamento verso il mese di agosto.
  5. Non è finita: guai a presentarsi in commissariato senza la documentazione prescritta! Salterebbe il turno di altri 6 mesi! Per cui bisogna leggere le istruzioni sul sito della Polizia di Stato. Eccole:

…….oltre alla terza compilazione dei propri dati personali, assistiamo a una vera estorsione legalizzata: il cittadino cui si offre un servizio da terzo mondo è obbligato a pagare una somma di 115 euro di tasse a titolo di niente. E deve pure recarsi preventivamente a fare un’altra fila presso un ufficio postale, perchè la Polizia di Stato non dispone della strumentazione POS che è obbligatoria anche per le bancarelle dei mercati rionali.

In altri Stati democratici avanzati esistono autorità indipendenti a riporto delle assemblee parlamentari unicamente finalizzate alla vigilanza sulla qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni ai cittadini e alle imprese, con erogazione di sanzioni in caso di servizi pubblici gestiti in modo inetto, lento  e macchinoso. Si veda qui l’indagine in corso in Inghilterra (clicca qui) in questi mesi sulle prestazioni dell’Ufficio Passaporti, a cura del National Audit Office, l’autorità indipendente a supporto della vigilanza del Parlamento.  In Italia invece si gioca, si chiacchiera e si scrivono inutili articoli “contro la burocrazia”. Paese da commedia dell’arte.

Giuseppe Beato

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