Renzo Piano: e se ricominciassimo dalle periferie?

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Nemo propheta in patria. Sperando che l’adagio non valga per la genialità di Renzo Piano, riproponiamo le sue idee e il suo lavoro di Senatore per riqualificare l’ambiente delle grandi città italiane, iniziando da Roma. Sono in “cantiere” anche proposte concrete di avvio di politiche pubbliche finanziate.

“E ora salviamo le nostre periferie” – Intervisa a “il Foglio” del marzo 2014

25 settembre 2015 -Piano nazionale da 200 milioni di euro per la riqualificazione delle aree urbane degradate

La rigenerazione delle periferie per un nuovo Rinascimento italiano

Mariana Mazzucato – Lo Stato finanziatore dell’innovazione.

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Non bisogna essere ossessionati dal “mito” delle startup, ma occorre allargare lo sguardo e sviluppare un ecosistema innovativo nel quale le imprese appena nate riescano a crescere attraverso un’interazione tra investimenti pubblici e privati. E scriverlo è Mariana Mazzucato che ha approfondito nel suo testo “Lo Stato innovatore” – vedi qui – il ruolo degli investimenti pubblici nello sviluppo dell’economia digitale. Citando gli esempi della Gran Bretagna, ella conclude che non devono essere enfatizzate le startup o gli imprenditori in quanto tali, ma l’ecosistema innovativo entro il quale operano e dal quale dipendono…..tutti discorsi –  comunque – “in arabo” rispetto all’Italia, paese in cui gli investimenti pubblici sono in caduta libera (vedi qui).

Vedi qui la sintesi dell’articolo pubblicato sull'”Economist” nel marzo 2014

L’evasione IVA e le modalità per il possibile recupero.

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L’appellativo di “Dracula” dipinto sul volto di Vincenzo Visco appare ingeneroso: per il passato, nel quale si possono ascrivergli interventi di razionalizzazione del sistema fiscale italiano, e per il presente nel quale dal suo sito  http://www.nens.it/ e dalle pagine dei giornali avanza idee che meriterebbero almeno un’attenta riflessione.

Riportiamo qui le sue osservazioni in ordine all’evasione IVA nel nostro Paese (un terzo del gettito dovuto per circa 40 miliardi di euro), pubblicate sul Sole 24 ore di ieri 7 ottobre 2015: vi sono descritte le vicende parlamentari collegate alla proposta di “eliminare tutte le comunicazioni telematiche oggi esistenti e anche i registri dell’IVA, sostituendoli con l’obbligo per tutti i contribuenti dell’invio telematico al fisco dei dati delle fatture emesse rilevanti ai fini fiscali“. La proposta in questione è a sua volta collegata a un rapporto pubblicato dallo stesso Nens nello scorso anno 2014 – vedi qui il rapporto in questione – sull’intera tematica delle riscossioni IVA.

  Vincenzo VISCO – SOLE 24 ore 7 ott 2015

Melis – Il rapporto fra dirigenza pubblica e politica.

Il presente ha un cuore antico. Capire lo stato dei rapporti fra politica e dirigenza nel nostro Paese significa anche ripercorrere le varie fasi delle sue negative vicissitudini. Ciò che emerge dalla narrazione di 150 di storia dall’Unità d’Italia è sintetizzato dall’abstract dello scritto di Guido Melis, pubblicato sulla Rivista “Scienza e politica” – n. 50 del 2014:

” In Italia una specifica legislazione sulla dirigenza amministrativa è stata tardiva e la sua retorica si è rivelata in contraddizione con la traduzione pratica. Il rapporto della dirigenza con la politica è stato caratterizzato o da un’eccessiva distanza o da una patologica prossimità oppure da indifferenza rispetto ai fini delle politiche che avrebbe dovuto in-terpretare. La dirigenza amministrativa si è così auto-esclusa dalle élite nazionali e non c’è stata mai una sua reale mobilitazione negli ambiti decisionali del Paese.”

 Melis 2014 – La dirigenza pubblica in Italia: anello (mancante) di congiunzione fra politica e amministrazione

Massimo Cacciari – La formazione della élite burocratica.

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Sul numero de “L’Espresso” della scorsa settimana é comparso un articolo di Massimo Cacciari, che riproduciamo qui sotto, nel quale si fa una preciso e continuato richiamo ai canoni de “Il Principe” di Machiavelli (chissà, magari per vellicare l’orgoglio dell’altro fiorentino oggi al potere) e per sostenere che un “capo nuovo”,  che voglia effettivamente costruire una sua leadership, non può affidarsi solo ai suoi uomini fedeli. E’ necessario che egli, coraggiosamente, selezioni “burocrazie intelligenti, motivate e relativamente autonome rispetto ai tempi e alle scadenze dell’azione politica“. “E’ l’equilibrio fra élite politica ed élite burocratica a decidere la qualità dello Stato”.

Il pensiero di Cacciari può essere facilmente accostato a quello di Giuseppe De Rita – vedi qui.

 Massimo Cacciari- Se un leader ha paura di quelli bravi

Scenari economici – Il punto sulla Cina.

DRAGONE CINESE

Per fissare alcuni concetti.

25 agosto 2015 – Federico Rampini su “La Repubblica” – La tempesta globale

26 ago 2015 – Federico Rampini su la Repubblica.it – il soccorso delle banche centrali pèer scongiurare il caos

 Antonella Crescenzi – Che succede in Cina

Crisi del Sud-Italia – Preziose opportunità e istruzioni per l’uso.

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Abbiamo già dato conto lo scorso mese di luglio del Rapporto SVIMEZ sul Mezzogiorno d’Italia – vedi qui. Sono prevalsi in quei giorni i soliti e stagionati toni di lutto per il divario ancora esistente fra Nord e Sud Italia, conditi con un nuovo slogan “Nel corso della recessione economica, dal 2008 l’Italia meridionale è andata peggio della Grecia”. Continua a leggere

Marco Causi – La riorganizzazione del servizio rifiuti solidi urbani di Roma

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Marco Causi é professore di Economia politica all’Università di Roma tre e deputato del Partito democratico. Esperto di economia e bilanci, fu assessore per le politiche economiche, finanziarie e di bilancio nelle Giunta Veltroni del Comune di Roma (2001-2008) e partecipò in qualità di deputato alla Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale. Oggi, dopo un primo impegno nello scorso 2013 al Comune di Roma per l’elaborazione del piano di rientro del bilancio comunale – all’epoca fuori controllo – ricopre la carica di Vice-Sindaco di Roma, nominato da Ignazio Marino.

Si deve sostanzialmente a lui la predisposizione di quello che è stato chiamato il “piano di privatizzazione dell’AMA” contro il quale stanno caricando a testa bassa i sindacati aziendali. Noi presentiamo una descrizione di tale piano, pubblicata sul suo sito

Investire sul futuro industriale di AMA – clicca qui.

Come Associazione stimiamo Marco Causi, anche per il fatto di aver riproposto in Parlamento una legge di delega per l’attuazione del bilancio per missioni e programmivedi qui.

Ci paiono convincenti anche i suoi argomenti attuali che, analizzando il vuoto slogan “privatizzazione”, spiegano come la Giunta romana abbia recentemente varato un piano di investimenti impiantistici di 600 milioni che garantisca un aumento di produttività dell’azienda e una riduzione dei costi di circa 35 milioni entro il 2018 e un miglioramento della qualità del servizio da monitorare anche con indagini di customer satisfaction fra cittadini romani. L’ipotesi di “privatizzazione” consiste in un possibile “innesto” di servizi privatizzati – nelle grandi città del nord la percentuale di questi ultimi è del 30%, mentre a Roma é del 12% – che in qualche modo supportino con immissioni di know -how, competenze e tecnologie l’arretratezza tecnologica e industriale attuale dell’AMA. Dov’è lo scandalo? Si parte da una situazione di indubbia e insopportabile crisi di un servizio pubblico e si cerca di porvi rimedio attraverso un piano finanziato, incentrato su formule già positivamente sperimentate altrove. Unica perplessità nell’articolo sopra richiamato di Marco Causi sta in una proposizione: “Esiste la garanzia occupazionale”….e perché? la “garanzia occupazionale” deve esistere per un dirigente o un impiegato pubblico solo in presenza di comportamenti, produttività e qualità di servizio effettuati e valutati come accettabili. “Garantire” il posto a chi non rende o mantiene una bassa qualità del servizio nuoce, non solo alla comunità degli utenti di un servizio pubblico (già questo fattore può essere considerato esimente di tutti gli altri), ma anche al buon andamento dell’azienda pubblica, nella quale, in assenza di sanzioni, sono avviliti per primi quelle lavoratrici e quei lavoratori che si impegnano e sono orgogliosi di svolgere un servizio pubblico…mai incontrato in giro per Londra un giardiniere di Hide Park? Sembrano e sono dei nobili signori! Questo è il modello di un lavoratore pubblico.

Guido Melis e “La burocrazia”: Nuova Etica Pubblica incontra l’autore.

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Un convegno e le riflessioni che ne scaturiscono non possono  certo mutare da soli le sorti della pubblica amministrazione italiana. Tuttavia, quando gli ospiti sono acuti pensatori, è garantito un risultato di crescita delle buone idee e un chiarimento comune per chi ragiona sui nodi di un problema irrisolto: potrebbe essere questa la sintesi dell’incontro organizzato dalla nostra Associazione “Nuova Etica Pubblica” con Guido Melis, uno dei massimi storici della pubblica amministrazione del nostro Paese, nella  splendida sala parrocchiale di S. Maria degli Angeli a Roma lo scorso 16 settembre 2015.

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Vedi qui gli interventi al convegno.

 INTERVENTI AL CONVEGNO PER LA PRESENTAZIONE DEL TESTO DI GUIDO MELIS

Che libertà – Il coraggio di essere donne.

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Alla presenza delle Ministre Marianna Madia e Beatrice Lorenzin é stato inaugurato ufficialmente ieri 19 settembre 2015 il nuovo sito web dell’Associazione “Se non ora quando – Libere”  – http://www.cheliberta.it – che presenta una serie di “firme al femminile” (vedi qui le firme) e si occupa della realtà dei nostri tempi dal punto di vista “donna”. Insieme al prestigio goduto da molte sue componenti, colpisce in particolare l’iniziativa  che l’Associazione ha collegato all’inaugurazione del sito, riguardante la questione della maternità nel nostro tempo e denominata “La libertà di essere madri” (vedi sulla questione il fondo di Cristina Comencini pubblicato su La Repubblica dello scorso 8 settembre – clicca qui ). Il “coraggio di essere donna” implica anche la libertà di lavorare di procreare: invece, nella società (italiana in particolare, aggiungiamo noi) attuale, la stragrande maggioranza delle donne che sceglie di percorrere una piena vita professionale “è amputata di una parte fondamentale della libertà, quella di lavorare e procreare“.

Accettando l’invito che fa a tutti l’Associazione di essere solidali e partecipativi nell’ascolto, nella discussione  e nelle proposte, noi di Nuova Etica Pubblica non possiamo che rivolgere la nostra attenzione al collegamento che c’è fra la condizione civile e sociale della donna e le azioni che pone in campo lo Stato e la pubblica amministrazione per tutelare tale condizione. La valutazione immediata su questo tema è quella dell’assoluta deficienza dell’intervento pubblico. Deficienza che colpisce aspetti sia concreti che normativi della maternità (e della paternità): la fruibilità di asili nido e di dopo scuola vicini ai luoghi di lavoro, il sistema dei trasporti nelle grandi metropoli,  la precarietà dei contratti di lavoro che penalizza le donne che desiderano essere madri, la carenza di una normativa di supporto alla condizione genitoriale negli uffici pubblici e privati. Segnaliamo, in tal senso, una battaglia che può essere intrapresa da subito per migliorare la situazione esistente: la recentissima Legge n. 124 dell’agosto 2015 di “Riforma delle pubbliche amministrazioni” reca all’articolo 14 una serie di misure di “promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche” che prevedono di “stipulare convenzioni con asili nido e scuole d’infanzia e a organizzare….servizi di supporto alla genitorialità, aperti furente i periodi di chiusura scolastica ” nonché “regole inerenti l’organizzazione del lavoro finalizzate a promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti“. Queste previsioni di legge provocano due riflessioni immediate: la prima è quella che tali disposizioni dovrebbero essere estese a tutto il mondo del lavoro  – non solo quello pubblico – a motivo degli evidenti benefici di carattere generale che il sistema Paese riceverebbe dalla tutela della maternità delle donne lavoratrici; la seconda questione è quella dell’effettiva attuazione della previsione di legge, visti i frequenti, ripetuti e mortificanti precedenti di norme che si sono limitate alla pura declamazione di princìpi e non hanno mai ricevuto attuazione concreta. Invece, l’effettiva attuazione dei “bei principi” della Legge 124 costituirebbe un grandissimo passo avanti sulla strada della libertà di essere madri (e padri) della quale molti nostri figli sono oggi privati. Chissà se la Ministra Madia, madrina di questa legge, potrà tentare di smentire questi dubbi…..

L’Italiaccia di Giampaolo Pansa.

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I nostri lettori sanno che sovente ci allontaniamo dai temi specifici della pubblica amministrazione per occuparci di “cosa pensano gli Italiani degli Italiani”…..in effetti si parla di questioni sottilmente affini, perché generalmente dalla capacità di coesione di una nazione nascono  amministrazioni pubbliche forti ed efficienti. Proseguiamo qui nella carrellata sui “giudizi su sé stessi”, richiamando l’ultima fatica editoriale di Giampaolo Pansa, uno dei protagonisti della nostra carta stampata, che da almeno 10 anni ha deciso di farsi beffe del “politically correct” preferendo la strada impervia, ma feconda, del “pensiero controcorrente” e della provocazione intellettuale. Con “Il sangue dei vinti” ha cercato di far traballere – “da ex di sinistra” – il mito della Resistenza (o meglio, il mito della Resistenza per quella parte di italiani – forse neanche maggioritaria – che questo mito ha sempre coltivato!!!). Con “l’Italiaccia senza pace” Pansa attacca un altro mito: quello del secondo dopoguerra come “epoca d’oro” di rinascita della democrazia e di slancio della società italiana. Tutto falso per Pansa: attraverso il filo conduttore della storia di una famiglia ebrea che cerca di scoprire il segreto della scomparsa del proprio padre, tradito e denunciato alla Gestapo da persone a lui vicine, e poi deportato ad Auschwitz, egli descrive l’ambiente di una provincia piemontese negli anni 1943-1949, delineando un affresco politico dominato da spietate lotte di parte, in cui  “De Gasperi incontrò il ministro degli Esteri francese, Georges Bidault, e gli presentò una richiesta che da sola testimoniava l’ asprezza dello scontro. E ottenne che, in caso di sconfitta della Dc, la Francia avrebbe accolto come rifugiati politici tutti i dirigenti del suo partito, famiglie comprese”….ma lasciamo descrivere proprio a Giampaolo Pansa, perché l’Italia è un’Italiaccia nella prefazione del volume pubblicata dal quotidiano “il Giornale” dello scorso 10 settembre 2015 e ripresa dal sito Dagospia.

Per parte nostra, osserviamo  con interessata curiosità il paralleo che Pansa traccia fra l’Italiaccia del ’46 e l‘Italiaccia di oggi, con un’aggravante ci pare: quello era un Paese distrutto e umiliato dalla guerra e, soprattutto, alla fine fu capace di fare le scelte giuste. Quello di adesso, invece, è un Paese forte economicamente, in grado di reggere qualunque sfida dal punto di vista delle intelligenze, della reattività costruttiva e della capacità di intraprendere, ma inaccettabilmente appesantito da un’amministrazione pubblica che dall’Unità non è mai stata “promotrice di sviluppo” ed è oggi  incapace di fornire quelle infrastrutture di base (scuola, ricerca, trasporti, giustizia efficiente, fisco, sistema delle licenze pubbliche) che consentono agli altri Paesi di investire sulle proprie capacità e talenti. Colpa dei burocrati? Anche. Colpa dei politici? Sicuramente…Ma non è pure in ballo proprio quello “spirito” che Pansa qualifica come “l’Italiaccia” e che noi potremmo tradurre in “individualismo”, “insofferenza alle regole”, “corporativismo radicato nelle menti di tutti”, “egoismo sociale”, perdita di quello “spirito della comunità” e “misericordia”, alla quale ci richiama sempre Papa Francesco? Varrebbe la pena di riflettere con serenità su questo.

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Gaimpaolo Pansa – Prefazione del libro “Italiaccia senza pace”

 

Pessima gestione della burocrazia pubblica – Jean-Claude Trichet

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E’ una valutazione che pesa, quella di Jean-Claude Trichet, ex Presidente della BCE, presente al convegno di Cernobbio in questi giorni. Riportiamo la sua intervista a “La Repubblica” di ieri 6 settembre 2015, nel corso della quale egli  individua nella “pessima gestione dell’amministrazione pubblica” la causa prima del gap esistente con gli altri Paesi industriali avanzati. Dati gli ambienti da cui proviene, questo giudizio – si sia d’accordo o meno – va tenuto nella massima considerazione.

 Intervista a Jean-Claude Trichet

La foresta incantata – Rapporto Cassese del 1993 sulle condizioni delle pubbliche amministrazioni

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Crediamo di rendere un servizio di utilità pubblica, ripubblicando – a 22 anni dalla sua emanazione – un documento storico prima assente dal web: il “Rapporto sulle condizioni delle pubbliche amministrazioni” predisposto dal Dipartimento per la Funzione pubblica, sotto l’impulso e il coordinamento politico del Ministro dell’Epoca, prof. Sabino Cassese, nel Governo Ciampi ( 28 aprile 1993 – 10 maggio 1994), a ridosso recente di Tangentopoli e del crollo dei partiti della prima Repubblica. Continua a leggere

Valori, etica ed efficienza nelle organizzazioni pubbliche – Fabrizio Giorgilli

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Riconosciamo di avere un pregiudizio in positivo, un debole, una simpatia particolare per i dirigenti che scrivono di Pubblica amministrazione vivendola dall’interno e conoscendola da osservatori “di trincea”. La figura  di Fabrizio Giorgilli è quanto di più lontano dal modello – che in molti cercano ostinatamente di accreditare come modo di essere prevalente della dirigenza italiana – di dirigente “nascosto dietro la scrivania”: non potrebbe, visto che è Direttore di una sede provinciale INPS operante sul territorio ed è tutti giorni in prima linea per “servire” la sua utenza fatta di imprese,  lavoratori e pensionati. Pur con ciò, Giorgilli ci regala un testo di studio (reperibile come ebook al prezzo di 4,50 euro sul sito http://www.edizionipalinsesto.it/  della Casa editrice Palinsesto) sul modo di essere , sull‘ubi consistam di un’organizzazione pubblica, studiata dai diversi angoli di visuale del contesto socio -culturale di riferimento, del diritto, dell’inserimento nello Stato e nella Comunità, nei suoi diversi livelli di complessità: un’amministrazione pubblica integrata alla società, sia a livello di comunità locale di riferimento, sia rispetto al contesto amministrativo europeo. Al centro del mondo dell’organizzazione pubblica ”  –  che “va letta come sistema“, che “si può descrivere solo considerando tutti i suoi elementi costitutivi in un contesto“, le cui “variabili organizzative vanno considerate attraverso “un’unica foto” e non isolatamente”   –  ci sono etica e valori come unico collante possibile per accomunare, far crescere, per farla vincere e legittimare dalla e nella comunità sociale. Sono concetti da non perdere e, soprattutto, da opporre con serenità e dignità alla brutalità di chi vuole sostituire questo modello di dirigenza pubblica con altri modelli, sicuramente buoni in altri contesti, ma che nulla hanno a che vedere con il ruolo etico e i doveri di un dirigente pubblico e di un lavoratore pubblico (vedi qui). Leggiamo di seguito l’indice ed il capitolo primo di questo testo.

 Fabrizio Giorgilli – Lavoro Pubblico_aspetti introduttivi

Giulio Napolitano – Quale formazione per i manager pubblici

Giulio Napolitano

Diamo conto del contributo di Giulio Napolitano – in un suo articolo pubblicato sul Sole 24 ore del 27 agosto 2015 – al dibattito in corso sulla riforma della Scuola nazione dell’Amministrazione, rivista fra l’altro dall’articolo 11 della Legge 124/2015 che prevede “l’eventuale trasformazione della natura giuridica, con coinvolgimento di istituzioni nazionali ed internazionali di riconosciuto prestigio“. Non sembra prendere una posizione critica Napolitano in ordine alla possibile privatizzazione di una fondamentale funzione pubblica, anzi. Citando il caso dell’Amministrazione inglese (che tuttavia si appoggia a qualcosa che si chiama Oxford University), delinea una situazione di crisi dell’attuale gestione della nostra SNA da cui si uscirebbe con “un comitato scientifico di indirizzo strategico, possibilmente di respiro internazionale” e di “un gruppo di funzionari in grado di gestire gare e contrattazioni con le università e gli altri centri di formazione”. Stai a vedere che la prima gara la vince l’Università Bocconi di Milano!!….Noi non siamo d’accordo con l’apertura – che poi diventerebbe subito colonizzazione culturale e ideologica – al privato. Preferiremmo un corpo fisso di Professori di prim’ordine, di qualunque provenienza, anche straniera,  ma dipendenti solo della Scuola, dedicato full time all’attività di formazione della dirigenza italiana…… Chi vede un plesso amministrativo che non funziona, dovrebbe attrezzarsi per riformarlo radicalmente, non per dismetterlo!! Stravagante Paese é questo.

 Giulio Napolitano –  formazione della dirigenza pubblica  sole 24 ore 27 ago 2015

La voce.info – Il peccato originale della nuova “riforma epocale” della PA

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Pubblichiamo il link all’articolo di Luigi Olivieri – pubblicato su La Voce.info il 19 agosto scorso, sui cui contenuti concordiamo. Citiamo qui l’affermazione che ci sembra il clou dell’articolo, nonché un ottimo tratto sintetico della legge: “Per la “sburocratizzazione” allora sarebbe decisivo, oltre all’informatizzazione e agli strumenti di deflazione operativa, anche ridurre una volta per tute l’insopportabile carico di norme e regole, che rendono complicatissima la gestione, non solo per i cittadini, ma per lo stesso apparato pubblico. Tuttavia, proprio la legge delega Madia evidenzia il consueto difetto della ridondanza di regole di dettaglio”.

Leggi qui l’articolo della Voce.info sulla legge n 124 del 2015

Settis e altri – Appello al Presidente della Repubblica: “Non firmi”

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Salvatore Settis é professore di Archeologia classica e intellettuale di fama internazionale, già Rettore della Normale di Pisa, oggi Presidente del Comitato scientifico del Louvre. Da lui e non solo, visto che sono presenti in calce le firme di noti costituzionalisti quali Zagrebelsky, Neppi Modona, Azzariti, Carlassare, Lucarelli, Pace, è partito un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché non firmi la legge di “deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” approvata dai due rami del Parlamento pochi giorni fa, per evidenti vizi di costituzionalità delle disposizioni che prevedono l’istituto del silenzio-assenso su provvedimenti per i quali è previsto l’assenso, il consenso e il nulla -osta delle Soprintendenze per i beni archeologici e, comunque, per gli uffici pubblici titolari di atti e procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico del Paese. Le argomentazioni di tale asserito vizio di costituzionalità sono contenute nel testo dell’appello che qui riproduciamo.

 NON FIRMI

Cosa fa un ufficio pubblico del Territorio – Gli uffici INPS della Puglia.

logo inps

Fra gli interventi al Convegno INPS -Un occhio al futuro   dello scorso 10 giugno 2015 c’è ne è stato uno, che a prima vista poteva sembrare forse un po’  “tangenziale” rispetto ai temi generali proposti dal Convegno. A ben vedere, invece, la descrizione minuziosa e puntuale delle attività e delle iniziative adottate in Direzione regionale INPS della Puglia negli ultimi 4 anni, presentata nella relazione del dr. Giovanni DI MONDE, costituisce una radiografia interessantissima per comprendere il ruolo di un ufficio pubblico nella realtà sociale ed economica del territorio nazionale. Chi cerca di raffigurare gli uffici pubblici come entità pesanti e farraginose, pronte a rendere difficile la vita dei cittadini e delle imprese, legga questa relazione, così comprenderà che la realtà è diversa da quella che la stampa nazionale generalmente racconta. Capirà anche che la gestione manageriale pubblica è molto più complessa di quella svolta nelle imprese private, perché ha compiti e funzioni di garanzia per l’intera collettività amministrata del giusto contemperamento degli interessi in gioco, ottenuta attraverso l’intelligente applicazione delle disposizioni di legge e la capacità di rapporto e relazione con il mondo circostante.

 Funzionamento di una Sede regionale dell’INPS

Rapporto SVIMEZ sul Mezzogiorno d’Italia.

ITALIA

I dati del Rapporto SVIMEZ sull’Italia meridionale – vedi qui il sito web –  non sono solo sconfortanti nella loro cruda evidenza, ma ci raccontano di un fallimento storico che dura da 154 anni, dal momento in cui i confini del Regno sabaudo furono estesi a tutto il territorio nazionale. La crisi del nostro Paese, oggi più che mai dopo il 2008, è la crisi nelle nostre Regioni meridionali: la caduta dell’occupazione è concentrata lì:  – 9% contro l’1,4% del Centro nord, i 576mila lavoratori in meno – sul totale degli 811mila – sono residenti nel Mezzogiorno. Il tasso  di occupazione tra i giovani diplomati e laureati  è oltre trenta punti più basso rispetto alla media europea, al 45%. Vedi qui sotto le Anticipazioni sui principali andamenti economici.

Tutto questo ci racconta del fallimento di tutte le politiche – non escluse quelle contro la criminalità organizzata – intraprese nel tempo. Vedi qui sotto le slide di sintesi con la relativa illustrazione e le anticipazioni del Rapporto.

 SLIDE con spiegazioni

Rapporto SVIMEZ 2015 _anticipazioni