Trasformazione digitale mutilata se non si riforma la pubblica amministrazione

Paolino Madotto é un manager privato che lavora a stretto contatto con un’amministrazione pubblica; pertanto ha maggiore facilità di lettura delle tematiche di confine fra gestione pubblica e mondo delle imprese.

In un articolo pubblicato l’11 febbraio scorso su “Agenda Digitale” – vedi qui – Madotto sviluppa un ragionamento critico sul “Piano nazionale dell’innovazione” (clicca qui) prodotto dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano. Vengono segnalate la parte positiva – cioè i condivisibili principi espressi – e la parte negativa: il non essere un vero e proprio “piano”, con relativo crono-programma e allocazione delle varie responsabilità.

Per parte nostra segnaliamo che, dal punto di vista della “cultura di pubblica amministrazione”, è preziosa la battuta iniziale del documento che è la seguente: “L’innovazione e la digitalizzazione devono far parte di una riforma strutturale dello Stato che promuova più democrazia, uguaglianza, etica, giustizia e inclusione e generi una crescita sostenibile nel rispetto dell’essere umano e del nostro pianeta”. Non è affatto banale  che si ragioni in termini di centralità dell’azione dello Stato nella crescita del sistema economico-sociale e della collaborazione (corretta) fra pubblico e privato, perché sono sempre in agguato “correnti di pensiero” che legano il concetto di innovazione al solo mondo delle imprese, dimenticando con ciò che senza uno Stato efficiente non esiste sviluppo economico nazionale.

Alle considerazioni di Paolino Madotto, cui rimandiamo, aggiungiamo anche che è totalmente assurdo che si possa continuare in questo Paese con un sistema di banche dati e sistemi informatici di circa 20.000 uffici pubblici non interconnessi fra loro. Quale sarà il governo della Repubblica capace di affrontare questo tema, gestendo e regolando con ciò i mille interessi particolari oggi operanti?

Trasformazione digitale

 

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