L’odissea del Fascicolo Sanitario Elettronico

Come al solito, i più dimenticano che il Fascicolo Sanitario Elettronico – previsto 10 anni fa dal decreto legge legge 179/2012  e mai diventato negli anni successivi patrimonio comune degli operatori sanitari e degli assistiti del nostro Paese – costituisce uno degli obiettivi del PNRR alla missione Salute (per la precisione Missione 6, componente 2, investimento 1.3. alle p. 231/233 -vedi). Perchè il PNRR si occupa del FSE? Semplice, perchè la sua operatività nel territorio nazionale (prevista all’epoca per il 30 giugno 2015) è tuttora impedita da una costruzione strampalata – più che anarchica – affidata negli anni scorsi alle singole regioni. Ciascuna di esse ha costruito una banca dati separata (vedine qui la rassegna ufficiale), con logiche, architetture e sintassi informatiche diverse l’una dall’altra! Splendido: in questo modo, se va bene, gli assistiti di una singola regione possono vedere – ma non è affatto sicuro per tutti i residenti nel territorio nazionale (si veda qui il diagramma sull’utilizzo del FSE nelle varie regioni italiane) – i dati relativi alla propria storia sanitaria, ma solo quelli accaduti all’interno della loro regione di residenza! 

A correzione di questo scempio, lo Stato italiano dovrà intervenire (in ragione dell’obbligo comunitario di rispettare gli impegni iscritti in PNRR) per sanare la situazione prodottasi, non solo attraverso idonee iniziative gestionali ma anche, a monte, con una migliore regolamentazione legislativa. In questa luce va letto l’articolo 21 del decreto legge n. 4 del 27 gennaio 2022 (convertito in legge n. 25 del 28 marzo 2022 – vedi qui) che ha modificato l’articolo istitutivo dell’anno 2012. Riprendiamo qui sotto un recente articolo a cura del prof. Mario Del Co, già direttore dell’Agenzia per l’Innovazione, nel quale l’autore segnala i punti deboli attuali e commenta le novità introdotte dal decreto legge sopra citato.

FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO – Col PNRR sarà la volta buona? – 26 agosto 2022.

Alle osservazioni presenti nell’articolo riproposto qui sopra vorremmo aggiungere altre annotazioni. Non sempre si guarda alla realtà amministrativa del nostro Paese, cercando di distinguere le cose che non vanno da quelle che funzionano. Nello stigmatizzare le deficienze del FSE in pochi ricordano che molte altre funzionalità del Nuovo Sistema Informatico del Servizio Sanitario Nazionale, al contrario, sono pienamente efficienti. E’ il caso del sistema di monitoraggio della rete di assistenza (ospedali, dipendenti del SSN, RSA, reparti), del sistema contabile-finanziario (dove ciascun provvedimento di spesa viene registrato a sistema nazionale, consentendo tutte le aggregazioni e le stime necessarie per le manovre finanziarie), della gestione delle cartelle cliniche (effettuata per singolo reparto ospedaliero e confluente in banca dati nazionale), della tessera Sanitaria (che consente di governare capillarmente la gestione delle ricette e la spesa farmaceutica), del sistema di approvvigionamento (gare CONSIP e appalti), perfino del monitoraggio della qualità (appropriatezza) delle prestazioni sanitarie in relazione ai livelli essenziali di assistenza (vedi qui il Nuovo Sistema di Garanzia).

A cosa si deve il buon funzionamento di queste essenziali componenti del sistema informativo del SSN? In una prossima pubblicazione si tenterà di tracciare la storia di questi successi di cui pochi hanno scienza e coscienza. Il punto fondamentale per chi studi la storia giuridica del sistema informativo in questione è che esso nasce dalla collaborazione fattiva fra Ministero della Salute e regioni d’Italia, all’interno di quella sede di governance legislativa che è divenuta la Conferenza Stato-Regioni, con intese (quindi non solo “sentita”) con la suddetta Conferenza. La collaborazione Stato-regioni era finalizzata a un obiettivo fondamentale: realizzare un unico sistema informatico nazionale, frutto della condivisione comune.  Questo metodo virtuoso NON è stato seguito per la regolazione iniziale del Fascicolo Sanitario Elettronico, che fu demandata a improbabili “linee guida” governative e a all’iniziativa sparsa delle singole regioni. Il sopracitato  decreto legge del gennaio di quest’anno cerca sostanzialmente di mettere una toppa a un progetto male pensato prevedendo un’“infrastruttura nazionale necessaria a garantire l’interoperabilità dei FSE”: è un rattoppo postumo all’errore ingiustificabile di non aver previsto fin dall’inizio un unico sistema nazionale di banca dati  pensato e realizzato in comune, come in precedenza per tutte le altre funzionalità del sistema informatico del SSN. Senza un reale spirito di leale collaborazione fra Stato e regioni la pubblica amministrazione di questo Paese non può migliorare.

Giuseppe Beato

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