La cosiddetta Autonomia differenziata – il punto

L’infelice riforma del titolo quinto della Carta Costituzionale dell’anno 2001 portò fra i suoi frutti (avvelenati dal punto di vista dell’unità del Paese) la disposizione di cui al comma 3 dell’articolo 116, che consente di attribuire alle Regioni – in aggiunta alle materie di legislazione concorrente e a quelle non espressamente riservate allo Stato – “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomianon solo nelle materie già attribuite, ma anche in altre assegnate alla legislazione esclusiva dello Stato. Ne risulta un campo estesissimo di possibile intervento, contenente materie decisive per il funzionamento della Repubblica: istruzione, tutela dell’ambiente, beni culturali, tutela del lavoro, energia, grandi reti di trasporto, previdenza complementare e integrativa, commercio con l’estero (si vedano le altre materie indicate dal terzo comma dell’articolo 117). Quella che poi è stata denominata generalmente come “Autonomia differenziata” fu rimessa a intese fra Stato e Regioni proponenti, da sancire definitivamente con “legge approvata dalle Camere a maggioranza assoluta” (si veda qui  il dossier di approfondimento prodotto dall’ufficio studi del Senato).

A circa 20 anni da quella improvvida disposizione, il nostro Paese si trova a una svolta decisiva nel suo percorso di Stato unitario. Tre regioni (Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna) proposero e definirono nella passata legislatura intese coi Governi dell’epoca, di una tale estensione di materie da costituire di per sé un vulnus alla volontà del legislatore costituzionale, che concepiva le “condizioni particolari di autonomia” come utili possibili addenda all’impianto generale e non come un chiavistello per sovvertire il quadro generale dei poteri previsto dall’articolo 117.  I governi della legislatura in corso – consci del pericolo chiaro di rottura dell’unità nazionale – si barcamenano da anni alla ricerca di una legge quadro che attenui in qualche modo gli effetti potenzialmente distruttivi di disposizioni mal scritte.

Siamo oggi alla resa dei conti:  il Ministro pro tempore per gli Affari Regionali e le Autonomie , sen. Mariastella Gelmini,  ha  predisposto un disegno di legge – il cui testo non ufficiale gira qui e là (VEDI QUI) – per l’approvazione del Consiglio dei Ministri: il senso di questa iniziativa ha addirittura  ingenerato contrasti espliciti nella stessa compagine politica di riferimento della ministra (vedi qui la stroncatura di Mara Carfagna del “ddl Spacca-Italia” ).

Per parte nostra pubblichiamo le dichiarazioni del Presidente di Nuova Etica Pubblica, Antonio Zucaro, a proposito di quella che egli giustamente definisce la “secessione dei ricchi”. Ricordiamo anche che l’associazione “carte in regola” organizza per il prossimo 22 giugno a Roma in via della Stamperia n. 8 un presidio per il ritiro del ddl Gelmini, in occasione dell’incontro del Ministro con i presidenti delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna , evidentemente finalizzata a mettere a punto le ultime modifiche al ddl medesimo (vedi qui).

 AUTONOMIA DIFFERENZIATA E SMONTAGGIO DELLA REPUBBLICA

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