Lo Stato e lo sviluppo delle tecnologie pulite.

Da “Lo Stato innovatore” di Mariana Mazzucato (vedi nostra recensione) , capitolo VI, “La rivoluzione industriale verde“, pag. 168.

In questo primo scorcio del XXI secolo, in ogni parte del mondo i governi sono tornati a prendere l’iniziativa, finanziando la ricerca e lo sviluppo per una serie di tecnologie pulite, come l’eolico e solare, e stanno impegnandosi per modernizzare le reti energetiche. Inoltre, sovvenzionano e supportano la crescita di produttori in primo piano, capaci di competere per la leadership del mercato nazionale e globale…..Com’è successo nel caso dello sviluppo di altri settori, come le biotecnologie ed informatica, le imprese private sono entrate in gioco solo dopo che lo Stato con le sue iniziative, si era fatto carico di quasi tutta l’incertezza e di una parte significativa del rischio di sviluppare nuove teorie energetiche partendo da zero.

L’industria verde è ancora all’inizio ed è caratterizzata dall’incertezza sia economica che tecnologica. Non si svilupperà naturalmente attraverso le forze di mercato, per via della presenza di un’infrastrutture energetica già presente, ma anche perché il mercato non da’ valore alla sostenibilità e non sanziona gli sprechi e l’inquinamento. In un contesto così incerto le imprese entreranno in campo solo dopo gli investimenti più rischiosi e a maggiore intensità di capitale saranno stati fatti. Come nella prima fase nell’industria informatica, delle biotecnologie e delle nanotecnologie le imprese private non sembrano minimamente disposte a entrare nel nuovo settore ed espanderla in assenza di politiche forti e attive da parte dello Stato.”

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