Qualità e analisi d’impatto della regolazione (AIR).

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Presentiamo l’Annuario 2014 (vedi qui_Annuario2014), edito dall’Osservatorio AIR. D’interersse anche il precedente annuario 2013 (Osservatorio AIR_Annuario_2013), all’interno del quale si possono cogliere spunti e approfondimenti importanti per avvicinare una tematica sconosciuta ai più e, soprattutto, largamente desueta nella prassi di produzione delle leggi e dei regolamenti qui in Italia. Utile, innanzitutto, chiarire che il termine “better regulation” potrebbe incuriosire di più e meglio se fosse declinato nella nostra lingua come “qualità della regolazione“. Le tecniche dell’AIR (analisi d’impatto della regolazione) hanno l’ obiettivo di valutare e supportare la qualità della regolazione (una legge, un regolamento) nella fase preparatoria precedente alla loro emanazione. Anche in questa materia, l’ordinamento pubblico del nostro Paese va a rimorchio di altri e stenta ad assimilare i principi di “qualità della regolazione” sanciti in sede OCSE (vedi qui) e presso l’Unione europea. La coscienza del nostro legislatore è comunque “a posto” , avendo l’Italia prodotto disposizioni di legge e di regolamento – quasi mai applicate – sull’AIR e sul VIR (valutazione ex post dell’impatto della regolazione): vedi qui.

L’Osservatorio AIR (vedi qui il sito) è un’associazione, presieduta dal prof. Alessandro Natalini, che segue da anni le vicende della qualità della regolazione e produce gli annuari che qui presentiamo: il focus d’interesse dell’Annuario 2014  è sulla “Regolazione nelle autorità indipendenti” (l’Autorità per l’energia elettrica AEEGSI, l’AGCOM, la Banca d’Italia, la CONSOB, etc.).

Ci sembra utile richiamare anche alcuni punti focali del precedente Annuario 2013: in particolare il capitolo 2, di Siriana Salvi, in cui vengono illustrati l’AIR e il VIR nel contesto internazionale (pag. 45 e segg.), la citazione delle raccomandazioni del Consiglio UE dell’8 luglio 2014 (pagg. 23 e 24) all’interno delle quali si può leggere sull’AIR in Italia che “l’applicazione, se si eccettua l’esperienza maturata dalle autorità indipendenti, è ancora largamente insufficiente“. Indicativa anche la rassegna della giurisprudenza in materia (vedi il contributo di Monica Cappelletti alle pagine 115 e seguenti) all’interno della quale si può apprendere dal Consiglio di Stato con Sentenza n. 2521 del 2012 (vedi testo) che – in riferimento ai processi di regolazione normativa delle Autorità indipendenti – “la relazione AIR…può essere sottoposta al sindacato del giudice amministrativo solo nel caso in cui vi sia contrasto con il principio di ragionevolezza tecnica” ma che “l’eventuale mancanza della stessa non inficia la regolarità del procedimento di adozione”. …e chi vuole intendere, intenda.

 

Sabino Cassese e l’inferno delle leggi mai attuate. “Eppur decidere si deve”.

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L’incipit del fondo di Sabino Cassese pubblicato sul Corriere della Sera di ieri 15 aprile 2016 é esaustivo: “Le vicende del giacimento Tempa rossa, venute agli onori delle cronache nazionali, offrono uno spaccato del modo in cui si decide in Italia“.

Lasciando alla rilettura del limpido pezzo in questione, aggiungiamo di nostro solo l’osservazione che quanto superbamente analizzato dal professor Cassese rimanda al tema generale della qualità della legislazione in Italia, oggetto del Convegno recentemente organizzato dal Centro riforma Stato (vedi) che aveva come slogan “Troppe leggi, poche decisioni“. Vediamo anche la relazione di Antonio Zucaro al convegno in questione (clicca qui).

 Eppur decidere si deve – Sabino Cassese

Rapporto annuale BCE 2015.

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Segnaliamo ai nostri lettori la pubblicazione del Rapporto annuale 2015 della Banca centrale europea, la cui prefazione, a firma di Mario Draghi, presenta il seguente incipit: “Il 2015 é stato un anno di ripresa per l’economia dell’area dell’euro”. A Draghi noi crediamo.

Segnaliamo, inoltre, all’interno del testo molto denso e particolareggiato del Rapporto, la parte relativa al “sistema bancario ombra nell’area euro“, collocata al Riquadro 9, che ci segnala il fatto che oltre un terzo dell’attività del sistema finanziario dell’area euro é detenuto da tale sistema “ombra”.

Il rapporto annuale BCE 2015

Il funzionamento dell’Amministrazione pubblica nel Regno Unito.

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Riproponiamo un approfondimento di studio realizzato dal Formez alcuni anni fa che descrive il funzionamento della pubblica amministrazione nel Regno Unito, secondo i principi dell’attuazione delle politiche pubbliche promosse da Downing Street: organizzazione/distribuzione fra Amministrazione centrale e amministrazioni territoriali degli obiettivi di policy, partecipazione delle comunità amministrate alle decisioni delle autorità locali, valutazione annuale delle performance delle varie amministrazioni, con relativi premi e sanzioni. Continua a leggere

Corruzione a Roma: fatti e non chiacchiere.

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A ognuno il suo mestiere. Maurizio Crozza ci fa sorridere amaramente (il Paese delle meraviglie di ieri sera 18 marzo) sui “difetti” endemici di un certo sottobosco romano nel quale, più che i “Rugantino”, operano personaggi simili a quelli che lui ha battezzato come “Rubantino“! – vedi. I giornaloni della Repubblica sono paghi nel pubblicare articoli di denuncia degli scandali ed è giusto, democratico e sacrosanto che facciano così…. senza peraltro che nessuno si dia pena di dare diffusione del documento ufficiale dell’ANAC (vedi delibera n 207 del 2 marzo 2016).

A noi di Nuova Etica Pubblica, che apparteniamo al mondo dei “cultori” della materia, spetta invece il compito di approfondire la problematica legata agli scandali proponendo soluzioni gestibili amministrativamente. Sulla questione della corruzione come fenomeno ormai endemico della pubblica amministrazione – centrale, territoriale e locale abbiamo dedicato un numero della nostra rivista (vedi qui) e, in conclusione, andiamo proponendo da anni  rimedi concreti e attuabiliove ci sia reale volontà politica – per avviare una seria operazione di contrasto alla corruzione nella Pubblica Amministrazione.

Ripubblichiamo, pertanto, le nostre proposte in merito a tre strumenti amministrativi di contrasto alla corruzione e per il ripristino della legalità nell’Amministrazione pubblica:

1. l’introduzione di controlli successivi esterni sugli atti di spesa del Comune di Romadella PA in generale, sostanzialmente dismessi a seguito della “riforma” del titolo V della Costituzione dell’anno 2001 (vedi qui Il sistema dei controlli di regolarità amministrativa degli atti);

2. l’operatività concreta dello strumento (previsto solo legislativamente, ma non nei fatti) del whistleblower (autore delle soffiate); vedi qui “La denuncia delle frodi come atto di civismo” e vedi documento ANAC sulla Tutela del dipendente che segnala illeciti.

3. la pubblicazione in forma sintetica e comprensibile sul sito istituzionale del Comune di Roma e delle amministrazioni di tutti gli atti di spesa adottati (vedi qui).

Al candidato Sindaco di Roma – qualunque sia la sua collocazione politica – che inserirà nel suo programma elettorale l’attuazione reale di questi tre strumenti amministrativi di contrasto della corruzione andrà la nostra convinta approvazione.

Giuseppe Beato

Nicoletta Stame – Valutazione pluralista.

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Valutazione delle politiche pubbliche” é una locuzione evocativa, che affascina o spaventa, a seconda sia usata dagli esperti della materia, oppure da coloro (Governi e Amministrazioni pubbliche) che dovrebbero esserne oggetto. Di questo materia – ancora relegata nel nostro Paese nel limbo delle buone intenzioni ( vedi qui ) –  Nicoletta STAME é una dei massimi esperti, a livello nazionale e internazionale.  La professoressa, già Ordinario di “Valutazione delle politiche pubbliche” all’Università La Sapienza di Roma (nonché componente del nostro Comitato degli esperti), ci consegna ora uno studio d’insieme sulle metodologie specifiche  della valutazione, sulle possibili combinazioni e approcci, sul rapporto fra politica, amministrazione pubblica e valutazione. Il titolo del volume é  “Valutazione pluralista“,  edito da Franco Angeli. Oltre alle informazioni per l‘acquisto (clicca qui), riportiamo di seguito note essenziali sul contenuto del libro.

 Nicoletta Stame ” Valutazione Pluralista”.

Il D.P.R. di riordino delle funzioni in materia di misurazione e valutazione delle performance.

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Il decreto del Presidente della Repubblica – previsto dall’articolo 19 dl decreto legge 24 giugno 2014, n 90, convertito in Legge 114/2014 – vedi qui – sul riordino delle funzioni in materia di misurazione e valutazione delle performance é in questi giorni all’esame del Parlamento per l’espressione del parere prima della sua emanazione. Ne pubblichiamo il testo, nonché la documentazione di riferimento.

Atto del Governo n 268 del 2016- vedi.

 Riordino delle funzioni in materia di valutazione delle performance

Pensioni di reversibilità alle donne e differenze di genere.

CIDA

In ordine alla problematica emersa nelle ultime settimane sulla possibile contrazione dei trattamenti di reversibilità (dei quali l’88% riguardano le donne) (Vedi articolo Messaggero dello scorso febbraio 2016) , pubblichiamo , insieme all’articolo di commento sul Corriere della Sera di Alessandra del Boca e Antonietta Mundo (vedi qui), la relazione presentata dalla Confederazione CIDA alla Commissione lavoro della Camera sulle differenze di genere nel lavoro e nel sistema previdenziale.

 Antonietta Mundo – Relazione CIDA 21-02-16

Il processo di produzione delle Leggi in Italia – Relazione al convegno del 24 febbraio 2016

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Pubblichiamo in anteprima la relazione del  Presidente di “Nuova Etica Pubblica”, dr. Antonio Zucaro, al convegno del 24 febbraio 2016 sull’eccesso di leggi e sulla distorsione della funzione normativa in Italia. Il convegno era organizzato dalla nostra associazione in sinergia con il “Centro per la Riforma dello Stato” (www.centroriformastato.it). Ascolta qui la videoregistrazione: clicca qui

 Antonio Zucaro – Processo di produzione leggi in Italia.

Roma, la capitale metropolitana – Convegno

Fabrica romana cultura ambiente

L’associazione Fab.rica – acronimo per Associazione romana innovazione, cultura e ambiente – si occupa della qualità della vita, dei servizi socio-ambientali e della gestione amministrativa pubblica della città di Roma. Segnaliamo la sua prossima uscita pubblica con un convegno che si terrà il prossimo 25 febbraio 2016, ore 15,30, alla Facoltà di Architettura in via Madonna dei Monti, n 40: Roma “la” capitale metropolitana. Vedi qui sotto la locandina. Interverrà fra gli altri Antonio Zucaro, presidente della nostra Associazione.

Fab.rica – Roma “la” CAPITALE METROPOLITANA

Il Sistema amministrativo italiano – Cassese 1982.

IL SISTEMA AMMINISTRATIVO ITALIANO 1982 CASSESE

Riteniamo di fornire ai più giovani un elemento di conoscenza fondamentale pubblicando un testo “antico” del 1982 – Il Sistema amministrativo italiano – che costituiva materia di studio per i partecipanti dell’epoca ai corsi della Scuola superiore della Pubblica Amministrazione. Continua a leggere

Oriano Giovanelli – Le Unioni dei Comuni come scelta strategica.

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Pubblichiamo volentieri un intervento tenuto da Oriano Giovanelli in occasione di un corso di formazione politica tenutosi lo scorso novembre 2015 a Monza, incentrato sulla necessità di incentivare il programma di Unione e fusioni dei Comuni come scelta strategica per rilanciare e fortificare le Autonomie locali nel nostro Paese. Giovanelli, che fa di sé una presentazione molto “understatement“, in verità ha ricoperto posti di grande responsabilità nel nostro Ordinamento, per essere stato prima che Deputato del PD nelle passate due legislature e responsabile del Forum PD sulla Pubblica Amministrazione, anche Sindaco di Pesaro per ben 12 anni, nel periodo di più incisiva rivoluzione dei compiti demandati ai comuni dalle riforme promosse dall’allora Ministro per la funzione pubblica Bassanini. Una testimonianza appassionata e informata, pertanto, degna di rilievo e attenzione, perché illustra con abbondante dovizia di particolari il punto di vista e l’ “interno sentire” fortemente radicato in parte rilevante degli amministratori locali.

Senza alcuna intenzione di “parlare sopra” e rinviando al pensiero di Giovanelli, ci riserviamo un minimo spazio di “controcanto” per avanzare qualche dubbio su una visione dell’Amministrazione pubblica tutta incentrata sulla descrizione di uno stato centralista oppressivo e di autonomie locali assediate. Ciò non ci convince, non tanto dal punto di vista “fattuale” e “storico” su cui ci si può accapigliare a volontà, quanto come principio teorico: centro non é “bello”, come non è neanche “brutto”. Il problema delle 10.000  amministrazioni di cui è composta Pa italiana, ci pare, sta tutto nella mancanza di una vera e propria costituzione materiale, prima ancora di quella scritta, che ispiri una gestione del rapporto centro-territorio  impostato secondo gli equilibri migliori a favore della collettività nazionale e locale. Per dire, se andiamo a conoscere la vita reale delle istituzioni francesi, da tutti conosciute come “centraliste”, scopriamo immediatamente che lì, al di là delle proposizioni scritte sulla Carta costituzionale, si sono creati strumenti normativi e prassi concrete tali per cui le Amministrazioni regionali e locali di quel Paese sono incisivamente coinvolte nell’elaborazione e attuazione di tutte le politiche pubbliche nazionali – vedi nostro report sulla mulitlevel governance in Francia. In parole povere, si sono trovati i pesi e contrappesi e le sinergie necessarie per governare la macchina pubblica in modo coerente. In Italia mai, dal 1861 a oggi. E il prezzo di questa mancata costruzione di una governance pubblica nazionale unitaria lo continuano a pagare la collettività e le imprese.

La vera domanda ci pare: riuscirà la legislatura in corso e la riforma costituzionale ai blocchi di partenza a dare un nuovo ubi consistam generalmente condiviso della governance delle nostre Istituzioni?

In attesa, una buona lettura di questo stimolante intervento.

 Monza 28 novembre 2015

Giuseppe De Rita – Popolo della Sabbia.

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Con una delle sue definizioni folgoranti che lo hanno reso celebre negli anni, Giuseppe De Rita, presidente del CENSIS, fotografa il processo di disgregazione della società italiana in atto ormai da anni: popolo della sabbia. Riprendiamo un’interessante intervista curata dalla rivista “Pandora” – vedi qui il sito – nell’aprile dello scorso 2015.

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Link all’intervista a Giuseppe De Rita.

Maternità e premi di produttività aziendali.

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Fra gli emendamenti al ddl di stabilità 2016 recentemente approvati in Commissione bilancio della Camera dei Deputati ce n’è uno che ci piace molto: prevede che i periodi di congedo obbligatorio per maternità siano computati ugualmente nella determinazione dei premi aziendali anche se la dipendente è assente “dal lavoro. Ben lontana dall’essere una misura “lassista”, questo riconoscimento, non solo incentiva l’ “attività” più bella di tutte nel contesto delle pari opportunità sul lavoro, ma la qualifica come valore aggiunto anche da un punto di vista strettamente economico-aziendale. Lasciamo alle argomentazioni dell’onorevole Titti Di Salvo, pubblicate su Huffington post – clicca quile spiegazioni sul senso della disposizione, prossimamente legge.

Regioni in Francia – multilevel governance.

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Le elezioni regionali in Francia di ieri hanno attirato l’attenzione sugli aspetti squisitamente politici della contesa fra partiti. In ombra, invece, gli aspetti istituzionali-amministrativi di questa vicenda: infatti, queste elezioni sanciscono un evento auspicabile anche da noi in Italia: la diminuzione del numero delle regioni francesi – con decorrenza 1° gennaio 2016 – da 27 a 13 (vedi cartina qui sopra). Le regioni francesi sono poco assimilabili al nostro assetto costituzionale perché  l’articolo 72 della Costituzione francese – vedi – dispone che le stesse possono essere modificate quanto a circoscrizioni e a funzioni con legge dello Stato. E’ sempre la legge (art 34 Cost.) che determina i principi fondamentali dell’autonomia degli Enti locali, delle loro competenze e risorse. Indubbiamente un sistema costituzionale in cui è prevalente lo Stato-organizzazione. Tuttavia, a dispetto dell’apparente centralismo e dirigismo, la rete dei rapporti fra Stato e Regioni, Stato Enti locali ed Enti locali fra loro è organizzata in forma concordata e tendenzialmente paritaria: infatti lo strumento di pianificazione adottato per l’attuazione delle politiche pubbliche e dei piani strategici nazionali é quello dei “contrat de plan” fra Stato e Regioni, previsto dalla loi n 82-653 del 29 luglio 1982 (vedi qui testo in italiano)sono questi dei veri e propri accordi fra Stato e singole Regioni, regolati nelle procedure da tale legge, finalizzati a dare corso alle politiche pubbliche nazionali, anche attraverso una diversa ripartizione delle reciproche competenze dello Stato centrale e degli enti territoriali, in deroga alle regole generali. Un ottimo strumento di applicazione del principio di sussidiarietà.

Riproduciamo per eventuali approfondimenti un rapporto di qualche anno fa – La public governance in Francia della collana “i quaderni del Formez“-  ove sono illustrati con dovizia di particolari i contrat de plan (pag. 27), il principio di sussidiarietà e della devolution (pag. 43) , la governance interistituzionale Stato – Enti locali (pag. 25), fra Enti locali (pag 34) con l’Unione europea (pag. 39). Ci pare che la Francia, munita di una sano spirito pragmatico nel darsi le proprie regole normative, abbia realizzato un efficiente sistema di multilevel governance, nel quale tutte le istanze trovano voce; si badi bene, i Comuni francesi sono circa 37.000, il quadruplo dei comuni italiani, eppure un modello di governance esiste e funziona. Nulla a che vedere con le inutili declamazioni, i contenziosi continui, le gelosie e gli antagonismi che caratterizzano in Italia il rapporto fra Stato, Regioni ed Enti locali. Ai cittadini e alle imprese non interessa nulla su “chi” si debba fregiare della coccarda di gestore dei servizi pubblici: essi vogliono semplicemente che funzionino!

 Governance pubblica in Francia

 

La proposta Boeri sulle pensioni e la sostenibilità del sistema.

…Non siamo solamente noi a dirlo – circostanza in sé poco influente (vedi qui)  – quanto esperti del calibro di Mauro Marè, Giampaolo Galli e Alessandra del Boca, la cui opinione viene ospitata sui giornaloni che contano, Sole 24 ore (vedi qui MARE’) e Corriere della Sera (vedi qui DEL BOCA): la “proposta Boeri” sul taglio delle alte pensioni in godimento, non solo è incostituzionale e antigiuridica (il che in uno Stato serio dovrebbe essere sufficiente per un immediato cartellino rosso), ma non risolve il problema della sostenibilità delle pensioni di chi oggi ha trenta o quarant’anni. Lo stesso Tito Boeri ha tenuto ieri ha lanciare l’allarme – atto in sé giusto e moralmente da apprezzare – affermando che, con l’attuale sistema, i giovani andranno in pensione a 75 anni con importi miseri – vedi qui.

E allora?  Noi riprendiamo il filo di ragionamento di Boeri con una battuta (che non è poi tanto tale) e con un successivo ragionamento sulla questione della sostenibilità del sistema pensionistico . La “battuta” é la seguente: e se la vera copertura delle pensioni dei nostri figli risiedesse nel ritorno al principio della pensione retributiva? Lasciando la questione a migliori approfondimenti statistico-attuariali ed economico-politici, affermiamo tuttavia che il sistema contributivo garantisce nel tempo solo le fasce alte di retribuzione che saranno – al momento della cessazione dal servizio – le uniche ad aver garantito un trattamento di pensione adeguato. Sul punto, ricordiamo ai moralisti “à la carte” schieratisi contro le “pensioni d’oro” un fatto storico: la legge finanziaria del 2001 (Legge 388/2000, articolo 69, comma 6) bloccò in fretta e furia la facoltà di opzione fra sistema contributivo e sistema retributivo perché  proprio gli alti dirigenti statali  stavano esercitando in massa l’opzione al sistema contributivo, all’epoca prevista per tutti dall’articolo 1, comma 23 (vedi) della Legge Dini n. 335/1995 (per chi voglia approfondire suggeriamo la lettura le circolari INPS e INPDAP dell’epoca). Cosa vuol dire questo? Una cosa semplice: che il sistema retributivo, lungi dalle ciarlatanerie propugnate da molti “esperti”, favorisce (favoriva) solo i milioni di lavoratori con bassi redditi e periodi contribuzione intermittenti. Questo sia detto per  la chiarezza concettuale.

Che poi il sistema retributivo  così come congegnato dalle classi dirigenti della seconda repubblica  fosse qualcosa di assolutamente insostenibile – soprattutto a motivo del fatto che consentiva fino a solo 10 anni fa di andare in pensione a 57 anni – è un fatto ugualmente incontrovertibile. Ma, allora, il nodo ancora da sciogliere non era e non è tanto la scelta fra sistema di liquidazione con il metodo di calcolo retributivo oppure contributivo, quanto quello della sostenibilità dell’intero sistema, cioè: “chi paga le pensioni?”. Anche su questo problema hanno la meglio le tesi dei confusi di testa e di spirito: credere e pensare che il nostro sistema di Stato sociale  possa sostenere l’onere delle pensioni con i soli contributi – in presenza di una ormai altissima aspettativa di vita – é da stolti: é inevitabile pensare a un sistema pensionistico nel quale – come in moltissimi paesi quali ad esempio Svizzera e Olanda – sia introdotto uno zoccolo di finanziamento a carico della fiscalità generale. Non c’è alternativa a questa prospettiva ove non si voglia distruggere per i nostri figli il welfare state come lo abbiamo conosciuto e goduto finora.

In questo senso si tratta di uscire dal papocchio gestito da 30 anni in INPS (il riferimento specifico è all’articolo 37 della Legge n 88 del 1989 – vedi qui) che, confondendo fra “assistenza” e “previdenza”, garantisce apporti finanziari non trasparenti e non controllati ad alcune gestioni speciali e/o a “pezzi” di trattamenti pensionistici minimi. Si tratta di uscire da questo equivoco e regolare secondo idonee compatibilità finanziarie generali il pezzo di fiscalità generale da destinare alle pensioni.In questo senso ripubblichiamo uno studio dello scorso anno 2013 del MEFOP (Società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi pensione, partecipata a maggioranza assoluta dal MEF presieduta proprio dal sunnominato Mauro Marè) che ipotizza un criterio misto  di sostenibilità finanziaria della previdenza basato su tre pilastri: uno di base alimentato dal sistema tributario, un secondo contributivo obbligatorio e un terzo dei fondi pensione, volontario (pag. 23 e segg. de “I pilastri delle pensioni” vedi qui sotto).

Giuseppe Beato

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Il nostro punto sulla Valutazione

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Dal volume “L’eccellenza nelle pubbliche amministrazioni: valutare oltre gli adempimenti formali” prodotto quest’anno dall’AREL, a cura di Carlo Dell’Aringa e Giuseppe Della Rocca, estraiamo l’articolo di Antonio Zucaro e Giuseppe Beato (presidente e segretario generale della nostra Associazione) sulla tematica della “valutazione” nelle pubbliche amministrazioni, con le relative proposte di approccio.

 BEATO ZUCARO – Un approccio di sistema ai metodi della valutazione

Lo stato della finanza pubblica in Italia: il punto.

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Pubblichiamo un articolo di Angelo Giubileo sullo stato attuale dei fattori che incidono sulla nostra finanza pubblica: debito pubblico, politica monetaria, politiche fiscali e rilancio della crescita.

 Lo stato della finanza pubblica in Italia