La più importante delle politiche pubbliche: l’occupazione giovanile.

Emigrazione giovani italiani

I quotidiani nazionali più attenti hanno dato notizia della ricerca condotta dalla WpC (Pricewaterhouse & Cooper, una delle 4 big internazionali di consulenza aziendale) sulla situazione e le prospettive dei giovani disoccupati nell’area OCSE (35 paesi membri), fra i 15 e i 24 anni. Oltre agli articoli di stampa e siti web che ne hanno parlato ( Vedi qui “La Repubblica”..“Il Sole 24 ore..Il fatto quotidiano..Amici di Marco Biagi….più di recente “L’Inkiesta) pubblichiamo qui il testo integrale della ricerca.

Young-workers-index-2016

Emerge con assoluta crudezza un dato disarmante: l’Italia é il fanalino di coda (al 35o posto su 35 Paesi OCSE) nell’indice complesso che fotografa la condizione dei giovani lavoratori (Young Workers Index – ott. 2016): dopo il Messico, la Turchia, la Grecia e tutti gli altri. Come chiarito dallo stesso documento (capitolo 6), l’indice in questione é stato costruito giustapponendo 8 “misure chiave” del mercato del lavoro, (fra le quali tasso d’occupazione, di disoccupazione, lavoro part-time, lavoro a lungo termine, tasso d’istruzione , NEET).

Young Workers Index 2016

L’inaccettabile disattenzione dei governi succedutisi in Italia negli ultimi 10 anni emerge con evidenza dall’evoluzione storica 2006-2016 rappresentata nella stessa tabella: altri Paesi quali i Paesi dell’est e del nord Europa hanno migliorato la loro performance in virtù di adeguate politiche pubbliche poste in campo. Svizzera, Germania e Austria (paesi quindi vicinissimi ai nostri confini) sono ai primi tre posti della classifica.

La ricerca di PwC, con lodevole ottimismo, suggerisce una strada per capovolgere questa situazione e produrre addirittura un aumento pari a 1000 miliardi di dollari nel PIL globale dei Paesi OCSE: quella di concentrare l’attenzione sulla gestione dei NEET (not in employment, educazione or training), giovani che non lavorano, non studiano, né cercano lavoro. Con adeguate politiche di incentivazione di tale fascia di riferimento, proprio i Paesi più in basso nell’indice OCSE – come l’Italia – potrebbero ottenere un beneficio importante in termini di valore aggiunto nazionale.

Nelle infuocate risse fra questa o quella fazione politica, chi pensa a questi contenuti?

NEET

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