Paolo De Ioanna – Democrazia cognitiva e governance della finanza pubblica

Pubblichiamo l’intervento del Consigliere Paolo De Ioanna al seminario sulla riforma del bilancio e della pubblica amministrazione (clicca qui) tenutosi alla Camera dei Deputati lo scorso 27 giugno 2014. Il suo intervento, denso di argomentazioni economiche, induce a seri dubbi in ordine alle modalità scientifico/metodologiche con le quali sono fissati i vincoli dei bilanci nazionali da parte di Ecofin e Commissione europea.

 “Democrazia cognitiva e governance della finanza pubblica” – Intervento DE IOANNA

 

AgID – la trasparenza nelle nomine.

paolino madotto

L’Agenzia per l’Italia digitale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è un ente  istituito con decreto legge n. 83, convertito nella legge n. 134/2012. Ha ereditato le competenze del Dipartimento per la Digitalizzazione e l’Innovazione della Presidenza del Consiglio, dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione, di DigitPA e dell’Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell’informazione per le competenze sulla sicurezza delle reti. Vedi qui il sito dell’Agenzia.

Quale contributo informato e qualificato sul funzionamento dell’Agenzia e, più in generale, del Governo che la esprime, pubblichiamo un articolo del dr. Paolino Madotto in ordine ai criteri di nomina utilizzati per individuare il Direttore dell’Agenzia.

Paolino Madotto – Una nomina trasparente a direttore dell’Agid

 

I Whistleblowers, ovvero gli autori delle “soffiate”.

Diffondiamo un saggio del 2008 di Sonia Mecenate sulla tematica dei whistleblowers, i testimoni di fatti di corruzione. Il termine inglese è sconosciuto ai più e forse sarebbe meglio tradurlo col più familiare “autori delle soffiate“. Alcuni potranno magari confondere questa figura con quella dello “spione”, ma non è così: nei paesi dove i meccanismi anticorruzione sono ben funzionanti (si vadano in questo sito gli Atti del Seminario OCSE del 2012) i whistleblowers  sono il cardine dei meccanismi di tutela della moralità in un ufficio e i motivi sono (dovrebbero essere) di facile comprensione: quando si viene, magari casualmente e per vie traverse, a conoscenza di un grave fatto corruttivo, è difficile all’interno dell’ordinario sistema di relazioni  poter contribuire a sradicare le mele marce, anche perché possono essere coinvolte persone in posizione di potere dentro l’ambiente di lavoro: la legislazione sui whistleblowers, invece, delinea un sistema di riservatezza e di tutele per chi decida di denunziare un fatto corruttivo. In Italia c’è traccia di tutto ciò nel concreto?

 Sonia Mecenate – I whistleblowers.

Riforma della PA: il tentativo di Fanfani nel 1961.

il mondo

Il prof. Guido Melis ci ha inviato il testo di un articolo del Mondo, glorioso settimanale di attualità politica pubblicato a Roma fra il 1949 e il 1966: l’articolo in questione tratta di una circolare inviata da Amintore Fanfani a tutte le amministrazioni pubbliche per la ricognizione di tutti i “cumuli di incarichi” e delle “società in cui lo Stato ha partecipazione economica“, allo scopo di favorire la moralizzazione e l’eliminazione del favoritismo e della discriminazione nei pubblici uffici.

Melis ci presenta così l’articolo: “C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi di antico. Rileggendo “Il Mondo” diretto da Mario Pannunzio, nella rubrica “La Porta stretta”, giugno 1961, una sorprendente “finestra storica” su temi non proprio ancora superati. Vale la pena di rileggere.”.

Il redattore capo del Mondo era Ennio Flaiano, autore del celebre aforisma: “La situazione politica in Italia è grave, ma non è seria“….un gufo ante litteram…..

 Luca su “Il mondo” del 13 giugno 1961- Incarichi ministeriali

Giorgio Macciotta – Il coinvolgimento delle Autonomie locali nelle sessioni di bilancio: la governance multilivello.

Pubblichiamo l’intervento del Consigliere del CNEL dr. Giorgio Macciotta al seminario sulla riforma del bilancio e della pubblica amministrazione (clicca qui) tenutosi alla Camera dei Deputati lo scorso 27 giugno 2014.

 Giorgio Macciotta – la governance multilivello nelle sessioni dei bilanci pubblici

MELIS – pubblico impiego sotto scacco: il nesso fra riforma e retribuzione

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Un’analisi e un pacchetto di proposte radicali di riforma da parte di uno storico della pubblica Amministrazione italiana: il prof. Guido Melis. Le proposte partono da una radiografia sconsolata della burocrazia italiana così come è oggi: certo, alcune amministrazioni possono affermare di “essere molto più avanti” rispetto al ritratto fattone da Melis. Ma ciò non supera il giudizio che conta: quello del cittadino; ed è innegabile che la percezione e il giudizio prevalente che i cittadini e le imprese in genere hanno della burocrazia sono pessimi: possiamo affermare che la pa italiana sarà veramente cambiata quando supererà questo esame.

 Guido Melis – Pubblico impiego sotto scacco.

La complessa partita della semplificazione delle procedure amministrative

Natalini

Un prezioso contributo di un esperto nella materia della semplificazione, Alessandro Natalini, già componente della Commissione per la valutazione , la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT), nonché del “Nucleo per la semplificazione delle Norme” presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’intervento del prof. Natalini, già pubblicato nel sito “Nel merito.com“, riguarda un tema attuale e scottante: come viene regolata l’intera materia dall’ultimo decreto legge e dal disegno di legge Renzi – Madia sulla pubblica amministrazione.

 Alessandro Natalini – La semplificazione dei mille giorni

Distretto di Roma capitale – proposta di legge di revisione costituzionale.

Presentiamo la proposta di revisione costituzionale riguardante Roma capitale predisposta da Alberto Stancanelli, Tommaso Di Nitto e Federica Grandi per l’Associazione di cultura politica “Pro Demos”. Di grande interesse anche la descrizione, presente nel loro lavoro, dei modelli tedesco e spagnolo di government di una capitale.

 Proposta di legge costituzionale – Distretto Roma Capitale

 

Il Forum pa in merito alla riforma della pubblica amministrazione

forim pa logo

Fra le voci in campo sulla riforma della pubblica amministrazione ci sembra utile segnalare l’editoriale di Carlo Mochi Sismondi pubblicato lo scorso 23 luglio 2014 su “Saperi.Forumpa” in ordine al disegno di legge di riforma ancora non ufficialmente consultabile presso fonti ufficiali. Ci sembrano prevalere le critiche, condivisibili peraltro, soprattutto dal punto di vista della mancanza di un vero quadro d’insieme nella visione della pubblica amministrazione futura.

Editoriale Forum Pa – Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche: cosa c’è e cosa manca nel disegno di legge delega – clicca qui.

 

Principi costituzionali e pubblica amministrazione.

corte costituzionale

Dal sito telematico “Consulta on line  evidenziamo l’articolo del corrente anno 2014 di Rossana Caridà, sui principi costituzionali che regolano l’attività della Pubblica Amministrazione.

Rossana Caridà – Principi costituzionali e pubblica amministrazione

Previdenza pubblica – diritto delle lavoratrici all’ accesso alla pensione con il sistema contributivo

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Pubblichiamo un circostanziato e illuminante rapporto di Daniella Maroni sulle vicende conseguenti al diritto di accesso alla pensione contributiva sancito per le lavoratrici dalla legge 243 del 2004. Un’interpretazione restrittiva della legge, fornita dall’INPS con semplice circolare (Clicca qui), restringe il campo della sua applicazione e preclude l’esercizio di un diritto a migliaia, se non decine di migliaia, di donne. A nulla sono valse per ora le azioni, promosse anche a livello politico, per rimuovere l’en passez istituzionale.

Lasciamo al testo il compito di descrivere nei particolari questa vicenda. Tuttavia, noi che conosciamo bene le dinamiche della Pa dall’interno, aggiungiamo solo che  si sta dispiegando uno “schema di gioco” ben conosciuto agli addetti ai lavori: a) c’é una legge che lascia spazi a interpretazioni difformi sulla sua applicazione; b) l’amministrazione che deve applicare la legge, impaurita delle conseguenze eventuali di un’interpretazione “estensiva”, adotta senz’altro la soluzione restrittiva a danno degli interessati; c) a poco valgono le rimostranze verso questa presa di posizione, se non a provocare una “disponibilità” a modificare l’orientamento, ove ci sia l’avviso concorde di altri soggetti pubblici, in questo caso i Ministeri vigilanti; d) le burocrazie degli “altri soggetti pubblici” si guardano bene dal risolvere il problema sul tappeto temendo a loro volta di essere passibili di orientamenti qualificabili come “danno all’erario”; e) tutto viene rimandato alle calende greche, spesso mai risolto.

Così va l’Italia nei tempi attuali.

 Daniella Maroni – 10 buone ragioni per prorogare l’opzione donna

Lasciamo al testo

Riforme al rogo – Le riforme mancate della pubblica amministrazione italiana

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Da Alberto Stancanelli riprendiamo una sua vecchia introduzione al libro di Giuseppe Pennellla “L’Amministrazione liberale” del 2003, su il tema ancora attuale: la difficoltà/impossibilità di riformare l’amministrazione politica che attraversa tutta la storia d’Italia, dall’unificazione ad oggi.

 Le riforme al rogo – Alberto Stancanelli

Storia della PA italiana nel primo dopoguerra di Guido Melis

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Un fondamentale testo di storia della PA italiana di Guido Melis – scaricabile anche dal sito del Ministero dei Beni culturali. Sono minuziosamente ricostruite le vicende della pubblica Amministrazione italiana della fine della prima guerra mondiale alla fine degli anni ’30. E’ stupefacente addentrarsi nelle storie che ci racconta Melis perché si ritrovano in perfetto parallelo tutte le logiche che, allora come ora, impediscono di riformare la pa italiana nel senso di una maggiore efficienza: ci sono i riformatori, incerti e incongrui rispetto ad un quadro d’insieme, i conservatori, arroccati in difesa di sacri principi che hanno la sola funzione di tutelare la loro personale posizione, l’immobilismo come risorsa, la politica sempre estranea e/o infastidita, mai cosciente della necessità di guadagnare l’alleanza con chi dentro la pubblica amministrazione avrebbe desiderio di cambiarla veramente.

Due modelli di amministrazione tra liberalismo e fascismo – Guido Melis 1988 .

Il puzzle dell’istruzione professionale nel sistema attuale – Giuseppe Fiori e Fabrizio Manca

 istituti tecnico professionali

L’istruzione scolastica è  una delle funzioni fondamentali della Repubblica più martoriate nell’ultimo ventennio di riforme e controriforme. Attribuzioni istituzionali segmentate fra Stato, Regioni, Province e Comuni, deleghe legislative di funzioni alle Regioni mai tradottesi in operatività fruttuosa, nuovo titolo V della Costituzione che ingarbuglia ancor più la ripartizione delle funzioni fra legislazione statale e legislazione regionale – (vedi art. 117 promulgato nel 2001).

Nell’articolo di Fiori e Manca viene diffusamente descritta l’evoluzione della vicenda degli istituti tecnico-professionali e, più in generale, lo stato di disordine e di confusione istituzionale generato da una legislazione incerta ed in continuo sommovimento nel corso degli anni.

Giuseppe Fiori e Fabrizio Manca – Istruzione e formazione: la galassia degli apparati.

Altri materiali in ordine alla ondivaga legislazione sull’istruzione tecnico-professionale.

Legge Fioroni – art 13 DL 7 CONVERTITO IN LEGGE 40 2007

Carrellata sulla legislazione degli Istituti Tecnico-professionali fino all’anno 2011

Gennaio 2014 – Il Tar annulla la riforma Gelmini sugli Istituti tecnico-professionali.

Alessandro Di Casola – Problematiche costituzionali sulla formazione professionale.

INPS – La ventennale discussione sulla governance degli Enti previdenziali – Giuseppe Beato

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La ventennale discussione sulla governance degli Enti previdenziali (ora praticamente solo INPS e INAIL) è lontana dal trovare un punto di equilibrio efficace. Su un solo concetto sono tutti d’accordo: così come è congegnata non va. Sul resto la soluzione è lontana.

Diamo conoscenza dell’articolo in materia pubblicato da Massimo Antichi sulla Voce.info del 15 aprile scorso – Massimo Antichi – COME DARE UN BUON GOVERNO ALL’INPS. Antichi non risparmia critiche alla relazione presentata dal gruppo di studio Valotti-Volpe-Bove nel giugno 2012 per l’allora Ministro FORNERO (vedi in questo sito cliccando qui) e, spunto teorico nuovo e stimolante, affronta il tema dei rapporti Ente-Ministero vigilante.

Fondamentale anche l ‘Avviso Comune sulla Riforma della Governance degli Enti previdenziali adottato da Confindustria e Sindacati nel giugno 2012.  Sicuramente il nucleo dei problemi da risolvere non risiede solo nella “monocraticità” degli organi di gestione – Presidente e Direttore generale. Ben prima, quando era presente il Consiglio di amministrazione così come riformato dal d.lgs 479/94, i rapporti fra questo organo, il CIV e il Direttore generale erano perlomeno “problematici”. Si veda in tal senso uno scritto “di storia antica” – 2002 – Giuseppe BEATO:  L’incerta riforma degli enti previdenziali pubblici – dove sono descritte le vicende che portarono all’adozione del modello duale e le problematiche di funzionamento subito emerse fin dai suoi albori. Un modello, quello duale, che non ha mai funzionato finora.

Chi ha vissuto da vicino le vicende delle ripetute tentate riforme della governance INPS e della dinamica concreta dei rapporti fra gli organi conosce le difficoltà e le strettoie nelle quali si dovrà confrontare qualunque ipotesi riformatrice. Le aporie che rendono complicato il governo della previdenza italiana si possono sintetizzare in due corto circuiti fra poteri: a) chi è il “riferimento” dell’Organo di vertice gestionale (Presidente o Consiglio di amministrazione che siano)? in altri termini, a chi risponde quest’Organo? Al Ministro del Lavoro -legittimamente vigilante a nome del Governo della Repubblica e titolare della designazione – oppure al Consiglio di indirizzo e vigilanza, rappresentante degli Iscritti (Sindacati) e dei datori di lavoro (Confindustria, Associazione dei Comuni, delle Regioni, rappresentanti dei Ministeri) e istituito sul modello del consiglio di sorveglianza tedesco? Nei venti anni trascorsi il riferimento reale dell’Organo di vertice gestionale è stato sempre il Ministro del Lavoro, circostanza in sé corretta, ma che tuttavia elide i poteri dell'”Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV)” che non è titolare, come in qualunque modello duale efficiente, del potere di sfiduciare e rimuovere l’Organo gestionale. b) Qual’è l'”accredito” che gli stakeholder presenti in CIV forniscono a tale Organo? in altri termini le centrali sindacali, la Confindustria, l’ANCI, le Regioni si rapportano alle dinamiche dell’Istituto attraverso i propri componenti in CIV oppure direttamente? E’ evidente che, se prevale l’ipotesi di un coinvolgimento diretto – non mediato dal CIV – nelle decisioni strategiche dell’Istituto – come peraltro accade attualmente – viene a crollare uno dei due piloni fondamentali dello schema duale di governance teoricamente introdotto venti anni fa. Se  i poteri dell’Organo di indirizzo e vigilanza, che è il soggetto “motore” nel modello duale tipo, sono appannati – quando non vanificati – in qualunque decisione strategica adotti l’INPS, salta il cardine stesso del modello.

In altra (opposta)  ipotesi, c’è chi gradirebbe un “rientro” del Sindacato nel Consiglio di amministrazione e l’abbandono del modello duale. Tale modello di governance, in vigore prima della riforma del 1994, trova l’opposizione di chi non intende conferire ai soggetti sociali il potere di gestione della previdenza e del welfare italiani.

Eppure i modelli possibili di governance non sono che due! duale “pieno” (con organo di gestione unico e organo di vigilanza) oppure con Consiglio di amministrazione rappresentativo delle parti sociali e imprenditoriali. Tertium non datur.

Sicuramente la situazione attuale in INPS, caratterizzata dalla monocraticità degli Organi di gestione e da una scarsissima presenza del CIV nelle vicende strategiche, non consente all’INPS (e all’INAIL) di svolgere appieno, a vantaggio della comunità nazionale e delle forze politiche, quelle funzioni di elaborazione, dibattito, proposta e verifica delle strategie previdenziali e di welfare che tanto sarebbero necessarie. In altri termini, l’Istituto della previdenza e del welfare italiano svolge funzioni meramente strumentali e non è il luogo dove le forze sociali e politiche dibattono, approfondiscono e verificano la fattibilità di ipotesi di sviluppo del welfare italiano. Una falla evidente, visto il prezioso patrimonio di dati, informazioni e know how presente in INPS.

A nostro avviso, la soluzione inevitabile, se ci si vorrà muovere nel quadro del modello duale tedesco, non potrà che essere la “restituzione” all’organo di indirizzo e sorveglianza del potere di “dichiarare” la propria sfiducia all’Organo gestionale futuro, lasciando al Governo – legittimo titolare dell’indirizzo politico generale, nonché finanziatore diretto della politica previdenziale e assistenziale del Paese con 100 miliardi di euro di fiscalità generale annualmente trasferiti all’INPS – il potere di ultima istanza sulla fiducia all’Organo di gestione. La problematica politica vera della riforma della governance dell’INPS e dell’INAIL ruota tutta intorno a questo punto.

Giuseppe Beato.

Le tre proposte di legge – clicca qui

La pubblicazione degli atti di spesa sui siti istituzionali – Alessandro Tombolini

Pubblichiamo un commento alle misure di trasparenza totale degli atti di spesa inserite dal governo Renzi nel decreto legge – non ancora pubblicato – varato in Consiglio dei Ministri lo scorso 18 aprile 2014. Vedi anche su questo sito i riferimenti legislativi e lo scadenzario degli obblighi di trasparenza introdotti dal decreto legislativo n 33 del 14 marzo 2013 (clicca qui)

ATTI DI TRASPARENZA E DIRIGENZA PUBBLICA

Dopo la riunione del Consiglio dei Ministri di venerdì 18 aprile è stato pubblicato un comunicato stampa che riassume per capi il contenuto del provvedimento adottato (vedi qui). Apprendiamo che nell’ambito della “Revisione della spesa, semplificazione ed efficienza nelle pubbliche amministrazioni” viene sancito l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di pubblicare sui siti istituzionali ed attraverso un portale unico i dati relativi alla spesa e l’indicatore della tempestività dei pagamenti. Si tratta di una disposizione che in realtà si sovrappone a normative già esistenti e quindi la decretazione in questo campo, al di là dei requisiti di urgenza non immediatamente ravvisabili, ha un valore soprattutto enfatico. Questa notizia, pur con le cautele dovute nel commentare una disposizione non analizzata nella sua completa stesura, conduce ad una riflessione immediata. Le amministrazioni con elevata complessità e dimensione significativa inonderanno i loro siti con migliaia di informazioni relative ad ogni singola spesa. In questo mare di dati il cittadino dovrebbe esercitare il suo “controllo sociale” quale portatore di interessi e formare le proprie opinioni rispetto alla bontà gestionale dei manager pubblici. Due fattori non vanno però trascurati in questa analisi. La difficoltà di reperire per il cittadino controllore dei dati di spesa gli elementi di congruità, di necessità e di correlazione alla missione dell’amministrazione interessata. Già immaginiamo le energie e le risorse dedicate a rispondere ad interrogazioni, articoli di stampa e altre voci indignate rispetto a spese che seppur congrue e utili non verranno percepite come tali. La amministrazione X spende euro Y in pulizia. Per sapere se questa spesa è uno spreco di denaro pubblico o meno bisognerebbe conoscere i mq ed il numero degli immobili serviti, la configurazione di servizio scelta, il tipo di convenzione ecc. Sono informazioni in possesso di tutti? La risposta è scontata. La seconda considerazione è più di principio e intende seminare dubbi sulla stessa utilità delle informazioni analitiche sulla spesa. Se io cittadino possiedo 500 azioni di una società quotata in borsa troverò mai interesse nell’analisi del conto fornitori e chiederò la lista degli acquisti? Il no è di rito: probabilmente sarò interessato solo ai dividendi e all’aumento di valore dei titoli.

Nella valutazione della gestione della cosa pubblica, riteniamo debba farsi riferimento non tanto a quanto si è speso (esistono i vincoli di bilancio da sempre nella contabilità pubblica) ma al valore sociale creato e al reddito o alla perdita che l’amministrazione avrebbe conseguito se i suoi servizi fossero stati tariffati. Siamo convinti da sempre che un sistema di tariffe ombra permetterebbe un giudizio sintetico e implacabile sull’operato di ogni manager pubblico. Quotare i servizi con riferimento a consimili prodotti del settore privato o pubblico di realtà straniere permetterebbe di valutare l’operato in termine di perdite e profitti, creando le stesse condizioni di stress positivo tipiche del mercato, con un naturale incremento di efficienza. L’operato di ogni amministrazione verrebbe tradotto in ricavi virtuali e confrontato con i costi correlati, senza lasciare troppi spazi alla irrefrenabile e italica propensione alla ricerca di giustificazioni.

Alessandro TOMBOLINI