Si deve all’ostinazione di pochi insigni intellettuali l’alimentazione del ricordo – sempre tuttavia circoscritto a un'”Italia di minoranza” – di personalità del calibro di Francesco Saverio Nitti (1868 – 1953):
sconosciuto ai più, relegato per altri a figura di un passato definitivamente tramontato, sono in pochi a ricordare che dall’opera intellettuale e politica di questo grande statista del primo dopoguerra – fu presidente del Consiglio dei ministri nei terribili anni 1919-1920 – discendono realizzazioni di enorme impatto sulla storia dello sviluppo generale del nostro Paese: L’INA, che fu il primo modello di amministrazione pubblica “parallela”, cioè più leggera ed efficiente rispetto all’immobile struttura dei ministeri, il CREDIOP (Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche) per il finanziamento delle opere pubbliche degli enti locali che fu uno dei pilastri della finanza pubblica italiana del Novecento, i programmi d’industrializzazione del Sud. Si circondò e fece crescere una generazione di tecnici ed economisti di altissimo livello, il più importante dei quali, Alberto Beneduce, fu l’artefice della costituzione dell’IRI e di tutto il complesso di enti pubblici che dagli enni ’30 fino all’ultimo decennio del XX secolo sarebbero stati centrali nello sviluppo industriale italiano. Non riuscì, a causa della caduta del suo governo, a far approvare dal Parlamento nel 1919 la legge per l’estensione del voto alle donne che avrebbe così atteso più di 25 anni per entrare di forza nel nostro ordinamento giuridico.
Chi voglia approfondire le importanti vicende del percorso intellettuale e politico di Nitti potrà ascoltare gli interventi di Stefano Rolando (presidente della Fondazione Nitti), Giuliano Amato, Giorgio La Malfa e Guido Melis in un convegno dai contenuti preziosi tenutosi lo scorso 8 ottobre a Roma, integralmente ripreso da Radio Radicale nella video registrazione il cui link si ripropone qui sotto.