Sabino Cassese e i dirigenti pubblici sotto assedio.

Leggi qui di Sabino Cassese: DIRIGENTI PUBBLICI SOTTO ASSEDIO

Potremmo citare decine di articoli e saggi del professor Sabino Cassese nei quali egli segnala da ormai 20 anni il pericolo di pubbliche amministrazione rese instabili e inefficienti dalla cosiddetta “privatizzazione“,  dagli incarichi dirigenziali a tempo e da uno spoils system d’importazione che nulla ha a che fare con l’originale (vedi qui il funzionamento del Senior Executive Service U.S.A.). Ne riproduciamo fra i tanti due: in uno poneva la questione della costituzionalità stessa degli incarichi dirigenziali a tempo ((vedi qui la sua lezione  nel 2002 all’Ecole normale Superieure), in un’altra lezione nell’anno 2007 all’Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli poneva al centro del buon andamento delle pubbliche amministrazioni occidentali i principi del “merito e della stabilità degli impiegati – clicca qui.

Oggi Cassese ritorna sulla questione della dirigenza pubblica un’altra volta “in grande spolvero” (per la verità dopo uno “scivolone” dello scorso anno quando affermò che la poi abortita “riforma Madia” della dirigenza pubblica andava “nella direzione giusta” – vedi qui).

L’occasione è ghiotta perché Cassese riprende la recentissima dichiarazione di Romano Prodi secondo cui la burocrazia italiana é il problema principale del Paese (affermazioni non nuove: vedi qui i precedenti interventi molto più articolati di questa battuta estemporanea).

Fra le affermazioni contenute nell’articolo di Cassese citiamo quelle che ci sembrano più significative: “La sfiducia nella burocrazia ha dettato, vent’anni fa, anche un altro correttivo, il cosiddetto «spoils system». Grazie ad esso, i governi nazionali e locali la fanno da padroni, nominando, promuovendo, sostituendo i vertici amministrativi. Un altro rimedio peggiore del male“…… “la responsabilità dirigenziale, da responsabilità per violazione di obblighi di risultato, è divenuta responsabilità per obblighi di processo. Il dirigente incorre in responsabilità se omette di pubblicare informazioni in materia di procedimenti amministrativi, se adotta tardivamente il provvedimento amministrativo, se non predispone il piano anticorruzione, se omette la pubblicazione di moduli e formulari per l’avvio di procedimenti, se non trasmette documenti via Pec (posta elettronica certificata) tra amministrazioni pubbliche, se omette la pubblicazione delle informazioni previste nella sezione «amministrazione trasparente» e non adotta il programma triennale per la trasparenza e l’integrità, se non comunica gli elementi necessari al completamento e all’aggiornamento dell’indice degli indirizzi delle pubbliche amministrazioni, e così via. Insomma, sulle spalle dei burocrati gravano molte responsabilità, nonostante che il loro margine di azione si vada riducendo.” (in questo modo ha ripreso le affermazioni fatte pochi giorni fa dal presidente della Scuola nazionale d’Amministrazione   Stefano Battini – vedi qui  ).  ” Da questa situazione non si esce calando sulle amministrazioni una nuova riforma amministrativa, ma liberandole dai troppi vincoli e dalle troppe minacce dettate dalla cultura del sospetto e coinvolgendole in un processo di rinnovamento che valorizzi e mobiliti i migliori (ce ne sono), rendendoli partecipi della gestione dello Stato”.

Peccato che le riforma della dirigenza pubblica, abortita in virtù della nota Sentenza della Corte costituzionale n. 251/2016 – vedi qui,  andasse in una direzione completamente opposta a quella auspicata dallo stesso professor Cassese.

Giuseppe Beato

 

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