Le vicende della privatizzazione della Croce Rossa Italiana

L’articolo che presentiamo è stato curato dal dr. Nicola Niglio, dirigente generale della Presidenza del Consiglio che ha vissuto di persona le vicende della trasformazione della Croce Rossa italiana da ente pubblico ad associazione privata, sotto il controllo dei ministeri della Salute e dell’Economia e Finanze.

Senza entrare nell’endemica querelle su “pubblico/privato” – sulla quale è necessario innanzitutto dismettere toni e argomenti ideologici e verificare di volta in volta l’utilità per la collettività delle singole diverse operazioni –  valga qui il racconto delle vicende di un Ente pubblico  che risultava commissariato per venticinque anni e in grave, cronico dissesto finanziario  all’atto in cui fu fatto oggetto delle attenzioni dell’Ispettorato Generale di Finanza, come racconta l’autore dell’articolo.

    La Croce Rossa Italiana, che si articolava come ente pubblico  in una organizzazione centrale (Comitato Centrale), regionale (Comitati regionali), provinciale (Comitati provinciali) e locale (Comitati locali) é stata definitivamente privatizzata a fine 2017. Anziché essere trasformata in un’unica Associazione privata nazionale, i suddetti Comitati territoriali hanno singolarmente acquisito la personalità giuridica di Diritto Privato, dando luogo, dunque, a circa 636 Associazioni di Promozione Sociale (APS). Le funzioni esercitate a livello centrale sono state trasferite alla Associazione della Croce Rossa Italiana, persona giuridica di diritto privato di interesse pubblico. Il personale del vecchio ente pubblico, che ammontava nel 2011 a circa 3900 unità è in gran parte transitato in altri uffici pubblici. Solo 20 persone transitarono nel 2017 alla nuova associazione.

Buona lettura.

 Nicola Niglio – il caso della Croce Rossa Italiana

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