Le “ricette Bocconi”

Da ormai 15 anni, ad ogni cambio di governo del nostro Paese, compare ineluttabilmente un’offerta d’idee per la riforma delle pubbliche amministrazioni confezionata dall’Università Bocconi di Milano e sponsorizzata autorevolmente dal professor Giovanni Valotti. Formalmente titolare  della cattedra di “Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche”, in effetti il professore è il motore immobile della Scuola di Direzione Aziendale (SDA) di quell’università, che organizza da un decennio convegni annuali per dettare ai governi in carica le linee di riforma della PA volute dalla buona borghesia intellettuale milanese (vedine qui uno fra i tanti).

Il prof. Valotti fu fra i consiglieri ed estensori del decreto legislativo n. 150/2009 – a cura di Renato Brunetta 1 – sui sistemi di valutazione (chi scrive ricorda come egli rivendicasse a sé il merito dell’introduzione in una legge italiana del termine inglese “performance“; in effetti il termine è entrato nel parlare comune, viceversa le performance e la valutazione del merito nella realtà effettiva molto meno!). In seguito, con la ministra Madia,  fu il suggeritore non occulto di una riforma della dirigenza pubblica in cui doveva applicarsi tout court il principio della fiduciarietà, alla faccia del principio costituzionale dell’imparzialità (si vedano qui gli atti del convegno del 25 marzo 2014 alla presenza fra gli altri di Franco Bassanini, che condivise). La sua scuola di pensiero non ha rinunciato a pronunciarsi nemmeno in occasione del Brunetta 2, allorché è passata per legge la sciagurata proposta di raddoppiare il numero dei dirigenti a tempo determinato reclutati “ad personam” dalla politica (vedi qui le osservazioni a un articolo sulla dirigenza pubblica a cura della prof.ssa Raffaella Saporito).

Il professore si è ripreso la scena pochi giorni fa, pubblicando un articolo su Il Corriere della Sera che riprendiamo qui sotto…….è il programma di governo sulle pubbliche amministrazioni dettato dalla SDA Bocconi! Valotti, partendo dalla constatazione assolutamente condivisibile –  l’attuazione del PNRR è legata all’efficacia delle risposte in termini gestionali che sapranno dare le amministrazioni pubbliche – suona l’allarme sul pericolo che non siano attuati e programmi previsti e l’Italia perda, non solo i finanziamenti, ma anche l’occasione di una sua evoluzione storica come sistema economico e sociale. La questione della gestione lenta e farraginosa dei fondi provenienti dalla UE non nasce col PNRR (vedi qui), ma la “cura” suggerita da Valotti è stravagante e poco informata sulle reali condizioni delle amministrazioni pubbliche italiane. Egli riprende la descrizione datata di un sistema amministrativo dominato dai controlli preventivi (non è più così da decenni per i Comuni, non è così per gli enti e organismi pubblici fra i quali gli enti del Servizio Sanitario Nazionale e non è più così nemmeno per gli uffici ministeriali) e ne deduce che le vischiosità e le lentezze dipendano dalla preponderanza di tali controlli.

Nulla di più errato.

La farraginosità delle procedure – specialmente nelle amministrazioni comunali alle quali è rimessa una parte cospicua degli interventi previsti – è determinata NON dall’eccesso dei controlli (vedi qui per approfondire), ma dalla drammatica carenza di professionalità, fenomeno quest’ultimo che colpisce in modo specifico i piccoli Comuni nei quali operano pochissimi e isolati funzionari, ai quali è impossibile seguire tutte le problematiche ordinarie e straordinarie che implica la gestione della loro macchina amministrativa; si ricordi che i piccoli comuni (meno di 5.000 abitanti) sono circa 5.700 su 8.000 (vedi qui). E allora gli interventi riformatori devono essere rivolti alla più volte annunciata e mai realizzata razionalizzazione/accentramento di alcune funzioni (retribuzioni, gestione posizioni assicurative, contabilità, appalti e servizi) e a una poderosa immissione di alte professionalità giovani adeguatamente retribuite.

La proposta Valotti  di una “zona franca temporale” in cui “si accettino minori formalismi negli appalti e negli acquisti pubblici” e si dismetta il pur flebile sistema dei controlli appare simile al pericoloso “tana libera tutti” descritto da Guido Melis nella sua “Storia dell’amministrazione pubblica italiana”, che caratterizzò la nostra amministrazione nel corso della prima guerra mondiale e le cui anomalie –  seppure affatto diverse da quelle  attuali, ma protraentesi oltre tutti i limiti temporali –  incontrarono gli strali acuminati delle critiche di Luigi Einaudi (si veda qui un suo articolo sul “collettivismo bellico”), liberista anche lui come il professor Valotti.

Giuseppe Beato

 Giovanni Valotti EMERGENZA e PNRR

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