La corruzione a Roma e le rose mai colte

Leggere dopo circa 20 anni alcuni articoli antichi, completamente dispersi nelle biblioteche fra milioni di altri scritti, può portare a volte a scoperte che hanno dell’incredibile, come la seguente.

Poche semplici domande: e se qualcuno avesse già inquadrato ben venti anni fa i pericoli insiti nell’esternalizzazione dei servizi pubblici nella capitale? E se avesse chiaramente denunciato il pericolo attuale (attuale allora, si badi bene) di infiltrazioni criminali nel sistema degli appalti comunali? E se quell’ articolista avesse anche denunciato la piaga di lavoratori “privati” assunti nelle imprese appaltatrici di servizi pubblici, ma totalmente privi di tutela dei propri elementari diritti?

La risposta alle tre domande, per chi scrive, è un senso di stupore e di mortificazione nel vedere come fosse possibile da tempi remoti comprendere come qualcosa non funzionava nel sistema pubblico romano. Nè l’autore di quell’articolo – pubblicato sulla rivista trimestrale  “Quale Stato” dell’anno 1998 e che riproduciamo qui sotto integralmente – era persona avulsa dalla realtà: poi diventato dirigente pubblico, l’estensore  era Fabrizio Ottavi, all’epoca responsabile della CGIL funzione pubblica di Roma e del Lazio. Con la prosa semplice chi sa affondare il dito nella piaga, Ottavi scriveva fra l’altro: “non sempre l’affidamento di  servizi all’esterno delle pubbliche amministrazioni ha apportato vantaggi per i cittadini utenti e solo qualche volta si sono realizzati risparmi”, “ …alle nuove figure di lavoratori manca soprattutto la possibilità di costruire il proprio futuro, di organizzare la propria vita”, “….riteniamo che il prezzo di cattivi appalti (cioè in difetto quanto a efficienza e in eccesso quanto la spesa) ricada sui cittadini e sui lavoratori“, “….é necessaria l’eliminazione delle gare d’appalto al massimo ribasso”.  Riflettori accesi “su alcune imprese alle quali comuni minori hanno affidato i servizi: sospetti alti soprattutto nel Lazio meridionale, dove i segni di una presenza della criminalità organizzata sono ormai visibili anche ai non addetti ai lavori “,  “….quelle amministrazioni le quali benché dotate di uffici tecnici affidano all’esterno progettazione e direzione dei lavori” , “….. comparto sanità e assistenza, nel quale la giunta della regione Lazio – forte dell’autentica epurazione di manager e dirigenti  non funzionali all’orientamento del presidente –  si appresta a intervenire in modo generalizzato e vorace” . Le valutazioni espresse in quell’articolo avevano indotto Ottavi a costituire per il suo sindacato un “Osservatorio sulla legalità e sulla trasparenza degli appalti pubblici“. Ci piacerebbe sapere che fine fece quell’osservatorio. Di certo c’è solo il bubbone canceroso – nell’articolo perfettamente inquadrato –  che è emerso come scandalo nazionale moltissimi anni dopo (vedi qui Mafia Capitale) e il fatto incontrovertibile che non esiste oggi alcuna garanzia dell’avvenuta sua eliminazione.

L’unico piccolo conforto e speranza é la coscienza sicura del fatto che esistono tante persone per bene, anche nelle istituzioni e negli uffici pubblici. La sfida in Italia è che queste persone possano un giorno diventare anche vincenti. E questa è la cosa più complicata di tutte.

Giuseppe Beato

 Fabrizio OTTAVI 1998 – UN OSSERVATORIO SUGLI APPALTI

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