Il sistema di potere che governa il Comune di Roma da 70 anni.

Lupa capitolina

Offriamo ai giovani studiosi una piccola guida ragionata e documentata del funzionamento del sistema di potere nel Comune di Roma dall’immediato secondo dopoguerra ad oggi. Un “Bignami” per uso civico. Le nostre fonti di analisi sono semplici articoli di giornali. Tuttavia, quando si “libera” il singolo prodotto informativo dalla sua quotidianità, lo si sviscera conservando i contenuti più stabili e lo si collega con altri contenuti informativi trattati allo stesso modo, ne può derivare un solido quadro generale di studio e di riferimento.

E’ il caso del “Governo del Comune di Roma nel secondo dopoguerra“, sempre pesantemente condizionato dalle pressioni del ceto dei “costruttori”. Su questo  argomento non abbiamo fatto altro che mettere in asse alcuni articoli di giornali e i relativi fattori operanti lì descritti: 1) i riferimenti storici: vedi qui il mitico articolo dell’ESPRESSO del dicembre 1955 “Capitale corrotta = nazione infetta” in cui veniva per la prima volta denunciato il ruolo del Sindaco di Roma dell’epoca, ing. Rebecchini, prono ai voleri delle grandi società immobiliari dell’epoca – fra cui la Società Generale Immobiliare, la Beni Stabili, la Pia Acqua Marcia, la Roma Gas e la Romana di Elettricità – che operarono il sacco di Roma attraverso cementificazione selvaggia dei quartieri  Vigna Clara,Tuscolano,  Tor Carbone,  Prenestino,  Trionfale, Salario,  Nomentano, Casilino.

Espresso Capitale corrotta

2) Il “sistema Rebecchini” é tutt’oggi il paradigma d’azione dei costruttori romani- come spiegato doviziosamente dall’inchiesta di quest’anno sempre dell’ESPRESSO  (vedi qui l’articolo): il “sistema” consiste in questo: l’acquisto di enormi aree (edificabili o meno non è importante) da parte dei costruttori, seguito da una stringente e poderosa azione di pressione sui politici e dirigenti al potere in Comune affinché siano effettuate “varianti al piano regolatore”, in modo da eseguire su quell’area progetti di edificazione; in questo senso, nessuno dei governi succedutisi a Roma in circa 70 anni é stato capace di imporre la linea logica di un sano intervento dei poteri pubblici: prima la programmazione urbanistica, poi le conseguenti concessioni edilizie ai costruttori. Invece, ha sempre prevalso l’iniziativa anarchica dei costruttori che é riuscita comunque a subordinare la programmazione urbanistica pubblica del territorio ai diritti di proprietà detenuti da soggetti privati: cioè, “si costruisce quel quartiere o quel centro commerciale o quel complesso edilizio non perché é attuazione di un piano di armonica urbanizzazione, ma perché “quel” costruttore lì deve fare profitti”. Date queste premesse, il giovane lettore potrà meglio interpretare il senso e gli interessi nascosti dei grandi piani edilizi e/o di opere  pubbliche previste nei prossimi anni: vedi qui sotto la MAPPA .

Mappa 001

3) L’opera di pressione su politici e dirigenti del Comune, affinché assecondino la volontà dei costruttori: in questo senso esistono metodi leciti, primo fra tutti l’acquisto del quotidiano tradizionale della città, “il Messaggero” – oggi proprietà di Gaetano Caltagirone – che è l’arma più potente di tutte per attaccare un sindaco, un assessore, un’intera giunta capitolina. Poi esistono “sistemi borderline“, quale quello di supportare le campagne elettorali di qualche candidato investendo su una futura loro buona disposizione ad assecondarne gli interessi. Infine esiste, più brutalmente, la pura e semplice corruzione di politici e funzionari, attraverso la quale alcuni costruttori operanti nell’area romana riescono da sempre ad avere approvazioni di Piani edilizi, varianti al Piano regolatore e concessioni edilizie a costruire.  Qui entriamo del grande mondo della commedia umana: dei tanti spunti possibili citiamo i più recenti: a) il reperimento di un libro paga di tangenti a politici e dirigenti romani nel corso di una perquisizione a casa Bonifaci (vedi quii); b) la descrizione del ruolo dei dirigenti corrotti nella “trafila” della corruzione, nella quale si evidenzia la necessità del “dirigente scemo” che firma tutto “pur di mantenere il posto”  (vedi qui); c) la storia personale del dirigente pubblico che scemo non è e che riesce, non solo ad “acquistare” un attico al quartiere Coppedè, ma anche a schivare tutte le misure di rotazione degli incarichi dirigenziali fruendo di solidi agganci nel mondo politico e imprenditoriale (vedi qui 19 febbraio 2016 e  vedi anche qui); d) la storia dell’Assessore dell’Urbanistica, presumibilmente onesto e volenteroso, che cerca di ruotare gli incarichi dirigenziali ma lascia al suo posto proprio l’unico che doveva essere rimosso e finisce indagato pure lui per corruzione (vedi qui); e) il folto sottobosco di “intermediari e faccendieri” che stazionano di fronte agli uffici pubblici e riescono  in qualche modo a offrire a pagamento i propri servizi ai semplici cittadini che hanno il problema – che nelle lezioni accademiche viene considerato prioritario su tutto il resto – di vedere  concluso il procedimento di un atto di concessione o una licenza (vedi qui).

Roma è governata da 70 anni da questo sistema di potere potente e ramificato, alimentato dagli interessi del ceto dei “palazzinari”. Le sue “metodologie” di intervento si sono estese a tutti i piani di politiche pubbliche gestiti dal Comune (vedi qui le ordinanze di arresto per lo scandalo di Roma mafia). Esse potranno essere debellate solo con interventi straordinari di contrasto politico e amministrativo.

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