I misteri d’Italia e i documenti desecretati.

Guido Melis, autore del testo ormai classico “Storia dell’amministrazione italiana” (nuova ediz. Il Mulino, 2020) – “utente” da molti decenni delle fonti documentali indispensabili per gli storici, ha approfondito in un articolo pubblicato su Il Secolo XIX di ieri 2 settembre gli aspetti in ombra della problematica legata alla recente Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri sulla declassificazione della documentazione sull’organizzazione Gladio e sulla Loggia massonica P2 (vedi qui il testo), in possesso dei nostri servizi segreti. Il contenuto della “direttiva Draghi” è incentrato sostanzialmente sull’invito ai Direttori dell’AISI e dell’AISE a “versare” sull’Archivio Centrale dello Stato e sugli Archivi periferici dello Stato tutta la documentazione utile su due dei misteri mai diradati sufficientemente della nostra storia recente.

Non si può ancora affermare che tali documenti saranno acquisiti facilmente alla conoscenza degli storici e dei parenti delle vittime delle stragi. Infatti, il trasferimento concreto dei documenti è rimesso a provvedimenti specifici delle autorità che li hanno in custodia. E qui casca l’asino!  Melis, da grande conoscitore delle procedure specifiche di versamento agli archivi di Stato e della problematiche connesse, riassume nel suo articolo le vicende ancora in corso per la declassificazione dei documenti in possesso del Senato per i quali hanno già disposto precedenti direttive di simile tenore emanate dai presidenti Prodi (2008) e Renzi (2014) – vedi qui. Senza la fattiva collaborazione degli uffici detentori dei documenti non è possibile riportare alla luce atti, fatti e prove che  consentano di ricostruire la storia del nostro Paese.

Di qui il titolo dell’articolo che qui sotto riproduciamo che richiama il concetto di un’Italia ancora democraticamente “fragile”. Non si può che concordare.

 Melis Guido –  Archivi e declassificazione dei segreti

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