Concorsi all’Agenzia delle Dogane – l’irregolarità come regola

La vicenda del reclutamento dei dirigenti all’Agenzia delle Dogane e Monopoli opera come un fiume carsico (ma verrebbe da dire come una cloaca) che riemerge ogni due anni rivelando il suo carico ormai decennale di irregolarità. Vale la pena di farne un sintetico riepilogo.

  • Fino a tutto l’anno 2011, vigeva una “prassi” incostituzionale presso le agenzie delle Entrate, delle Dogane e Monopoli e del Territorio che consentiva, in virtù di codicilli (articoli) contenuti nei regolamenti interni, di affidare delle “reggenze” in posti dirigenziali senza concorso pubblico,  tramite assegnazione diretta ad interim a funzionari interni. La durata delle reggenze era o indefinita oppure di un anno, ma rinnovabile “fino all’attuazione dei concorsi per la dirigenza“; peccato che concorsi per la dirigenza non se ne facevano da lustri. Ne scaturiva un quadro organizzativo nel quale operavano dirigenti “reggenti” senza limiti temporali. Nella sola Agenzia delle Entrate, su 1.143 posizioni dirigenziali solo 376 erano affidate a dirigenti, mentre le restanti 767 erano coperte tramite tali incarichi ad interim ( o vacanti);
  • su ricorso presentato dall’associazione sindacale Dirpubblica, il TAR Lazio spezzò l’incanto con al sentenza n.6884/2011(vedi qui il testo) con la quale fu annullato l’articolo di regolamento interno dell’ADE, per contrasto con gli articoli 19 e 52 del d. lgs. 165/2001. Si apriva, in tal modo, una voragine nelle tre agenzie, perché veniva a mancare il presidio dirigenziale in centinaia di uffici delle imposte sul territorio nazionale e si veniva “costretti” a bandire e definire velocemente concorsi pubblici dirigenziali;
  • la ragion di Stato e le lobbies collegate operarono subito a livello legislativo con un articolo (l’articolo 8, comma 24, del decreto legge n 16/2012, convertito in Legge n 44/2012 – vedine qui il testo ) che faceva “salvi gli incarichi già affidati” e consentiva alle agenzie di affidare nuovi “incarichi dirigenziali a propri funzionari con la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, la cui durata è fissata in relazione al tempo necessario per la copertura del posto vacante tramite concorso”. Anche questa manovra chiaramente dilatoria (i concorsi sarebbero potuti andare alle calende greche, come in effetti stava avvenendo) fu vanificata da una sentenza della Corte Costituzionale del febbraio 2015 (vedine qui il testo e il nostro commento) che dichiarò incostituzionale tale disposizione di legge;
  • nel migliore dei mondi possibili la questione poteva felicemente concludersi con il ricordato ripristino della legalità e la gestione di regolari concorsi pubblici. Non così all’Agenzia delle Dogane, dove – forse per consentire che i funzionari reggenti superassero la prova concorsuale alla fine bandita (Determinazione n. 146312 del 16 dic. 2011) – due funzionari denunciarono alla magistratura i gravissimi brogli organizzati in occasione degli scritti di quel concorso. Chi desideri conoscere nei particolari le modalità di quella truffa può ascoltare la puntata di Report del 7 novembre 2016 (clicca qui), interamente dedicata alla vicenda;
  • lo scandalo e le vicende giudiziarie così avviate consigliarono Marcello Minemma, nuovo direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, subentrato al predecessore indagato, l’annullamento in autotutela del concorso del 2011, con Determinazione n. 322809/RU del 21 settembre 2020;
  • i due funzionari che avevano denunciato le irregolarità erano, intanto, stati perseguiti dai vertici dell’Agenzia, salvo alla fine vedere riconosciute le loro ragioni, dopo anni,  con la caduta dell’accusa di diffamazione a loro carico (vedi) e con la recentissima sentenza del 30 marzo 2022 pubblicata il 31 agosto u.s. del Tribunale Civile di Roma che letteralmente “dichiara la falsità dei verbali di correzione delle prove scritte del concorso” bandito nel 2011. Giustamente il sindacato Dirpubblica che ha reperito il testo della sentenza osserva che la vera danneggiata in questa vicenda si chiama Claudia Giacchetti, funzionario dell’ADM e dirigente sindacale, che denunciò la truffa e che continua ancora oggi a subire una gogna sorda nel suo posto di lavoro. In compenso l’azione penale contro i vertici pro tempore dell’agenzia e i loro complici interni è caduta  in prescrizione (vedi qui i particolari).
  • le scorie radioattive del concorso truccato operano anche in altra direzione: dopo undici anni dal 2011 il Consiglio di Stato non si è ancora pronunciato (lo farà forse l’8 novembre di quest’anno) sul ricorso alla Sentenza n. 7202 del 16 giugno 2021 del TAR Lazio (vedi qui il testo da noi reperito) con la quale è stato respinto lo scorso anno il ricorso dei concorrenti di quel concorso che si ritengono danneggiati dall’annullamento d’ufficio operato nel 2020;
  • dulcis in fundo, pubblichiamo qui di seguito un’interrogazione a risposta scritta  del senatore Emanuele Dessì di pochi giorni fa con la quale si chiede conto al Ministro dell’Economia e delle Finanze di ulteriori irregolarità recentemente intervenute in ADM e sempre collegate al famigerato concorso.

C’è del marcio in Danimarca!

Giuseppe Beato

 interrogazione sen. DESSI’ (ADM – concorso)

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