SPENDING REVIEW – IL PIANO COTTARELLI

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Ecco il “Piano Cottarelli” in 72  slide….leggiamole insieme e vediamo cosa ci aspetta.

 Il piano Cottarelli – marzo 2014

VEDI ANCHE IL PIANO COTTARELLI SULLA RAZIONALIZZAZIONE DELLE SOCIETA’ PARTECIPATE

LE SLIDE DI MATTEO RENZI

Tutti abbiamo conosciuto il potere un po’ ipnotico delle slide presentate durante un convegno o in un corso di formazione. Qui però non è di scena un professorino di scienza dell’organizzazione o di teorie economiche; qui c’è un Presidente del Consiglio che, presentando le slide, si impegna alla realizzazione dei punti programmatici in esse contenuti: le slide non sono solo “esemplificazioni” ma impegni….le slide sono “pietre” potremmo dire: se non verranno realizzate, il loro contenuto diventerà la rappresentazione plastica di un fallimento (ricordiamo il “contratto con gli italiani” che Silvio Berlusconi presentò a Porta a porta durante la campagna elettorale 2001 e il suo impegno che “in caso di mancata realizzazione di almeno 4 dei 5 punti del programma non mi candiderò alle prossime elezioni“). Speriamo per noi e per i nostri figli che la storia non si ripeta.

 Slide RENZI 12 marzo 2014

COME SI PAGANO I 68 MILIARDI DI DEBITO DI SPESA ALLE IMPRESE CREDITRICI DELLO STATO?

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Per comprendere i meccanismi dell’operazione di sblocco dei crediti alle imprese annunciati oggi 12 marzo dal Presidente del Consiglio Renzi ascoltiamo questa intervista di  Franco Bassanini. Si assegnerà una garanzia dello Stato ad operazioni di sconto presso il sistema bancario dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle Pubbliche amministrazioni. Le banche che concederanno questi sconti acquisiranno nel proprio patrimonio crediti sicuri perché garantiti dallo Stato. Questa operazione è stata già effettuata in Spagna.

L’intervista del Presidente della Cassa depositi e prestiti è stata rilasciata ad Alan Friedmann lo scorso 18 novembre 2013.

Corriere della Sera.it – Intervista di Franco Bassanini ad Alan Friedman

La determinazione dei fabbisogni standard nei comuni italiani

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Fra gli obiettivi fondamentali della Legge delega n 42 del 5 maggio 2009 – con la quale il Parlamento innescò il processo di attuazione del federalismo fiscale in applicazione dell’articolo 119 della Costituzione – vi era quello di sostituire il criterio dei “costi storici” fino allora utilizzato per definire l’entità delle risorse finanziarie spettanti ai Comuni e alle Province con il più equo e realistico “criterio dei fabbisogni standard“, basato quest’ultimo sulla misurazione della quantità dei servizi offerti, sui prezzi degli input utilizzati nel processo produttivo e sulle variabili di contesto dell’offerta (ambientali, territoriali etc). Il conseguente decreto legislativo n 216 del 26 novembre 2010 – Disposizioni in materia dei costi e dei fabbisogni standard di Comuni, Città metropolitane e Province –  stabilì un percorso articolato attraverso il quale giungere, entro l’anno 2016, alla sostituzione integrale per tutti gli Enti locali del criterio del “costo storico” con quello dei “fabbisogni standard”.

In base all’art. 5, comma 2, lett. e) del D.lgs. n. 216 del 2010, la  SOSE, società per azioni per gli studi di  settore – partecipata dal MEF e dalla Banca d’Italiana – individua  le metodologie per la determinazione dei fabbisogni standard, predispone appositi questionari per raccogliere dai Comuni dati contabili e strutturali. I dati, opportunamente elaborati secondo le metodologie esposte nella presente nota illustrativa sui fabbisogni standard, sono trasmessi dalla Sose al dipartimento delle Finanze e sottoposte per l’approvazione, ai fini dell’ulteriore corso del procedimento, alla Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (istituita con l’art 4 della legge 42). In assenza di osservazioni, le metodologie si intendono approvate decorsi quindici giorni dal loro ricevimento. I risultati predisposti con le metodologie approvate, dopo il vaglio della Ragioneria Generale dello Stato, sono trasmessi al Presidente del Consiglio dei Ministri che, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, adotta con decreto la nota metodologica relativa alla procedura di calcolo e il fabbisogno standard per ciascun Comune e Provincia. Sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è poi sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali. Decorsi quindici giorni, lo schema è comunque trasmesso alle Camere ai fini dell’espressione del parere da parte della Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale e da parte delle Commissioni parlamentari competenti per le conseguenze di carattere finanziario.

Il percorso illustrato si è in effetti tradotto nel Dpcm 21 dic 2012 di adozione della nota metodologica e dei fabbisogni standard per ciascun Comune e Provincia, relativi alle funzioni di polizia locale e dei servizi del mercato del lavoro. Altri DPCM seguiranno per coprire l’intero complesso delle funzioni fondamentali individuate dall’articolo 3 del d lgs 216/10 entro l’anno 2016. Ma la strada delle riforme in questo Paese è impervia, se non proibitiva: c’è sempre qualche soggetto istituzionale che avanza dubbi e chiede proroghe. In questo caso é l’ANCI in un’audizione davanti alla V Commissione bilancio , Tesoro e programmazione della Camera dei deputati, il 14 gennaio 2014, in occasione della discussione di un altro DPCM in corso di emanazione – vedi qui il documento per l’audizione.

Presentiamo, infine, una sintetica esposizione su slide dell’intera materia a cura del prof Ernesto Longobardi, membro della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (COPAFF)

 Longobardi: il federalismo e le fonti amministrative.

LA VALUTAZIONE DEI PROCESSI E DELLE TECNOLOGIE DI UN’AZIENDA PUBBLICA

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Nicoletta Stame insegna Politica sociale nell’Università di Roma “La Sapienza” ed é una delle maggiori esperte di valutazione nel panorama accademico-amministrativo italiano. Pubblichiamo  un suo report – presente sul sito Effedì –  sull’esperienza di valutazione delle tecnologie mediche attivate negli ospedali in Canada, Ontario, dal “Comitato pubblico per le nuove tecnologie mediche”. Il rapporto illustra chiaramente come lì il metodo della valutazione sia utilizzato per migliorare le tecnologie in uso nella prospettiva congiunta di una migliore qualità dei servizi pubblilici erogati e di una minore e migliore spesa.

Doveroso anche specificare che il termine valutazione acquista significati e scopi diversi a seconda se si riferisca a processi di lavoro in essere (in questa accezione l’articolo che pubblichiamo), oppure ai risultati conseguiti da un’amministrazione/azienda in relazione ad obiettivi prefissati, quando abbia per oggetto vere e proprie politiche pubbliche introdotte con legge, oppure ancora quando  si qualifichi come valutazione di dirigenti e dipendenti di un’azienda. La precisazione è necessaria per non equivocare quando si parla genericamente di “valutazione”.

Efficacia e sostenibilità delle analisi mediche: quando una tecnologia non serve – Nicoletta Stame

LA VOCE.INFO e gli stipendi dei dirigenti pubblici italiani.

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Più che “passione civile” alcune recenti intemerate de Lavoce.info ci evocano un “livore civile”. Più che “liberale” qualificheremmo un certo metodo di indagine come “giacobino”.

Pubblichiamo tre studi della “Voce”  sulla comparazione delle retribuzioni dei dirigenti pubblici italiani con quelle dei loro colleghi inglesi.

http://www.lavoce.info/stipendi-pubblici-costi-politica/

http://www.lavoce.info/quei-dirigenti-ministeriali-cosi-numerosi-e-iperpagati/

http://www.lavoce.info/costi-della-politica-privilegi-diplomazia-ambasciatori/

Ci riserviamo di pubblicare presto un nostro studio sull’argomento. Da subito osserviamo: a) le retribuzione di cui parlano gli articoli sono al lordo delle ritenute contributive e fiscali: brutto, molto brutto e poco serio, “sparare” retribuzioni da 200.000 euro senza specificare chiaramente questo aspetto (il netto in busta a questi livelli sconta circa il 40% dell’importo lordo). Gli organi di stampa copiano senza specificare e Il lettore ignaro legge e grida allo scandalo . Dov’è il rigore intellettuale? Ma si dirà: anche le retribuzioni dei dirigenti inglesi sono al lordo di contributi e imposte…b) il paragone fra due sistemi fiscali e contributivi profondamente diversi genera un confronto, se effettuato al lordo, fra valori retributivi malamente paragonati. Il rispetto dal principio scientifico del coeteris paribus imponeva il raffronto fra le retribuzioni nette.

Perché queste “entrate a gamba tesa”? A nostro avviso, perché l’unica modalità per affrontare la problematica delle pubbliche amministrazioni in questa fase politica è quella propagandistica: dimostrare che i dirigenti pubblici italiani guadagnano troppo (sottotesto subliminale: “…e non fanno niente”); dimostrare che il “blocco burocratico-corporativo” è l’origine nascosta dell’immobilità del nostro Paese; tagliare posti e stipendi dei burocrati pubblici.

Eppoi?

Un corretto approccio intellettuale a un problema sociale e politico di rilevanza primaria  non deve essere pago della sola denuncia o dell’individuazione di un colpevole, ma deve indicare un obiettivo e un percorso di riforma, soprattutto quando l’autore, Roberto Perotti, é il coordinatore del gruppo di lavoro sulla spesa pubblica della Segreteria del Partito democratico. Qual é il percorso indicato per superare l’ingiustizia delle alte retribuzioni dei dirigenti pubblici? Tagliare gli stipendi ai dirigenti pubblici? Questa la soluzione del buon funzionamento della pubblica amministrazione italiana? La Voce.info ci è piaciuta molto di più nello scorso maggio 2013 quando, in un articolo sul sistema scolastico e universitario, il suo autore, Daniele Checchi, individuava nella valutazione dei risultati  (vedi qui) il caposaldo attorno al quale legittimare (o delegittimare) il sistema delle retribuzioni dei dirigenti pubblici. Noi di Etica pa proponiamo da sempre il tema della valutazione – esterna/legata agli obiettivi conseguiti da ciascuna pubblica amministrazione/base per l’erogazione delle retribuzioni-  come lo snodo principale per fuoriuscire da una dimensione che, così come stanno le cose, non può non essere valutata da tutti come di privilegi non suffragati da risultati   (vedi in questo sito). Ma questo tema va trattato, a livello intellettuale e politico, non attraverso il metodo dello “sbattere il mostro in prima pagina”, ma vincolando tutti e ciascuno alle proprie responsabilità.

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Qui qualcuno sta barando: rapporto Bloomberg sul sistema sanitario italiano

Bloomberg, multinazionale della comunicazione, stila una serie di classifiche riguardanti la vita economica e sociale nei vari Stati del mondo. Fra queste, la graduatoria sintetica dei Sistemi sanitari più efficienti: in questa classifica, risultante dal “merge” fra gli indicatori di efficienza, di aspettativa di vita e di costo della spesa sanitaria in relazione al PIL pro capite, è emerso – vedi dato Bloomberg del novembre 2013 – che il sistema sanitario italiano è al 6° posto nel mondo.

L’informazione in questione è largamente suffragata dai dati presenti nel Rapporto OCSE Health at a glance 2013  dei quali offriamo una sintesi – vedi qui.

In linea con il resto dei Paesi OCSE anche la situazione dei posti letto negli Ospedali italiani – vedi qui.

E allora?

Posti letto negli ospedali italiani.

Si riportano dati e informazioni di sintesi tratte dal Sevizio informatico del Ministero della Salute e, per quanto riguarda confronti internazionali, dalla pubblicazione OCSE Health-at-a-Glance-2013, pag 88 e seguenti.

Dai dati ufficiali si desume che, nell’anno 2012, i posti letto “per acuti”- vedi qui la definizione – sono circa 195.000 (167.000 pubblici e 28.000 presso case di cura private), pari a 3,29 posti letto per mille abitanti – clicca qui la tabella del Ministero della salute. I posti letto per “non acuti” (cioè lungodegenti, riabilitazione funzionale  etc) sono 35.000, dei quali 18.000 pubblici e 17.000 di case di cura private, pari nel complesso a 0,59 posti letto per 1000 abitanti – clicca qui la tabella del Min salute per i “non acuti”. In totale circa 230 000 posti letto al 1° gennaio 2012 per un indice complessivo pari a 3,88 posti letto per 1000 abitanti.

La regolamentazione sulla spending review del luglio 2012 ha disposto un target finale di 3,7 posti letto per 1000 abitanti, dei quali 3 per “acuti” e 0,7 per “non acuti”, la qual cosa comporta un taglio pari 14 000 posti letto per gli “acuti“, riequilibrato da un incremento di circa 6 660 posti letto in più per i “non Acuti” – vedi qui le previsioni dei tagli posti letto della spending review, Regione per Regione e alcuni approfondimenti condotti dal “quotidianosanità.it“.

Due dati inconfutabili : 1) i posti letto in Italia sono diminuiti dai 296.000 circa dell’anno 2000 ai 230.000 del 1° gennaio 2012, 22 % in meno- vedi meglio cliccando qui – e arriverà a quota 224.000 ad operazioni di spending review concluse (vedi capoverso precedente); 2) Il confronto con i posti letto dei Paesi OCSE per 1000 abitanti presenti su Health at a glance 2013 – clicca qui – vedono l’Italia abbondantemente sotto media OCSE e di molti punti inferiore a Germania, Austria e Francia.

Due domande finali: quanto è realmente indicativo dell’efficienza generale di un sistema sanitario il numero di posti letto in relazione alla popolazione residente, soprattutto: a) in quelle Regioni dove i conti sono in ordine e, nel contempo, si ricevono in maniera massiccia ricoveri provenienti da residenti in altre Regioni; b) in relazione all’altro indice dei tempi di ricovero in Ospedale – pag 93 di Health at a glance 2013 – dove l’Italia figura perfettamente in media rispetto agli altri Paesi OCSE?

Vedi anche: Il personale del sistema sanitario in Italia – clicca qui

 

IL CRAC FINANZIARIO DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE

23 NOV 2013 19:00

SU 1140 AZIENDE PUBBLICHE E PRIVATE IL 40% È TECNICAMENTE FALLITO

Esuberi e disservizi, il trasporto locale al tracollo – A Napoli ci sono debiti per 500 milioni, Bologna diminuisce le corse, a Genova il Comune cerca di risanare un’azienda decotta – L’Atac di Roma ha un miliardo e 200 milioni di debiti -Il Fondo unico nazionale è di 4,9 miliardi rispetto al fabbisogno di 6,4…

Valentina Santarpia per “Corriere.it”

Ieri era Napoli, con gli autobus costretti a rimanere in deposito senza benzina. Oggi è Genova, dove il Comune sta cercando di risanare un’azienda che fa acqua da tutte le parti. Ma la protesta dei lavoratori dell’Amt, che sta paralizzando la città, scoperchia un vaso enorme: è la crisi del trasporto pubblico locale (Tpl), che tra bilanci dissestati, personale in esubero, disservizi, evasori, e troppe deroghe, rischiano il collasso. In Campania sono fallite già tre società: l’Ente autonomo Volturno, il Cstp salernitano, l’Acsm a Caserta. Molte altre hanno sfiorato il tracollo: come l’Atac di Roma, travolta da un miliardo e 200 milioni di debiti, dove un supermanager sta cercando di rimettere a posto i conti e far dimenticare gli scandali delle assunzioni pilotate e dei biglietti duplicati.

FALLITI – Ma su un esercito di 1.140 aziende, pubbliche e private, «il 43-44% è tecnicamente fallito», denuncia il sottosegretario ai Trasporti Erasmo De Angelis. Pesano i pesanti tagli ai finanziamenti statali: il Fondo unico nazionale è di 4,9 miliardi rispetto al fabbisogno di 6,4. È vero che le Regioni sono riuscite, presentando entro ottobre il piano di riprogrammazione dei trasporti, a evitare le penalità.

Ed è vero che una sentenza della Corte costituzionale ha respinto il ricorso del Veneto contro il Fondo unico nazionale: «La mobilità è finalmente riconosciuta servizio pubblico essenziale la cui garanzia deve essere lasciata allo Stato centrale», spiega Marcello Panettoni, dell’Asstra, che raccoglie le società pubbliche di Tpl.

Ma il ripristino dopo sette anni del fondo di 500 milioni per la manutenzione dei mezzi – vecchi 12 anni contro una media Ue di 7- è una goccia nel mare per le aziende di trasporto e per i Comuni, che dovendo raggiungere il pareggio di bilancio non riescono più a coprire i buchi. E così guardano ai privati: una necessità dettata anche dall’obbligo, fissato dall’Europa, di assegnare con gara la gestione dei trasporti pubblici locali entro il 2019.

GARA NEL 2015 – È proprio questo che sta accadendo a Genova, come già successo a Firenze: l’Amt, ha assicurato il sindaco, resterà una società in house del Comune fino al 31 dicembre 2014. Ma nel 2015, come prevede la legge regionale appena approvata, verrà indetta una gara per il trasporto unico regionale.

Il Comune punta a far partecipare anche l’Amt, purché sia in buone condizioni economiche: secondo le stime, nonostante i contratti di solidarietà per i 2.300 lavoratori, anche quest’anno si chiuderà con un bilancio in passivo di 8,3 milioni, e il capitale sociale è ancora troppo esiguo, 7-8 milioni.

La parola d’ordine è: risanamento. Basta guardarsi intorno, per capire che grandi alternative non ci sono. L’Eav napoletana, per essere risollevata da debiti per 500 milioni, è stata sottoposta ad un piano ministeriale di ristrutturazione, e i 2.300 lavoratori hanno accettato grossi sacrifici per conservare il posto. L’Actv veneziana quest’anno è riuscita a dimezzare i 17 milioni di debito solo con 200 pensionamenti e 130 spostamenti interni.

PARCHEGGI – A Torino il Comune ha messo in vendita la gestione dei parcheggi di Gtt, perché non è ancora riuscito a risolvere il nodo politico per cedere il 49% della società di Tpl ai privati. A Napoli l’Anm si sta rialzando grazie alla fusione con Metro Napoli, e a una iniezione di 200 milioni dal decreto salva imprese. A Bologna il Comune è riuscito a far passare l’aumento del biglietto e un taglio alle corse per puntare all’utile nel 2014. E a Milano, dove la virtuosa Atm chiuderà l’anno con un utile di 3 milioni, il Comune, che incamera l’utile dei biglietti, ha deciso l’aumento degli abbonamenti mensili e annuali.

 

LE BUSTE ARANCIONI ovvero la simulazione della PENSIONE FUTURA

Lavoceinfo

Riprendiamo qui sotto integralmente un intervento di Tito Boeri e Luigi Guiso, pubblicato sulla Voce.info a proposito della perdurante latitanza dello Stato ad istituire un valido servizio di informazione ai cittadini sull’entità della propria pensione futura. Si tratta di utilizzare il sistema informatico dell’INPS – ma non solo, perché é necessario anche un indispensabile lavoro professionale agli sportelli con il pubblico – per simulare, a legislazione vigente, quello che sarà il possibile trattamento di pensione di vecchiaia. In tempi ormai andati  di bagordi finanziari, le pensioni,  percepite magari a 57 anni di età, venivano calcolate col sistema retributivo, costituivano una garanzia futura anche per chi aveva all’epoca 40 o 50 anni, per cui non era necessario informarsi sul trattamento futuro. Oggi invece è ormai sulla scena la generazione dei nati dopo il 1970, per la quale il futuro non è affatto garantito. Questa generazione ha il diritto di conoscere, come singoli, quale sarà il proprio futuro economico. Nell’articolo di Boeri si parla giustamente di “patto generazionale corrotto”, di “ignavia di Stato”, di “scuse” avanzate dal Governo per evitare una cosa molto semplice e facilmente prevedibile: che un’intera generazione di quarantenni scopra presto sulla propria pelle che le sue pensioni future saranno al limite della sussistenza e che, quindi, proponga con violenza una questione di disparità di trattamento fra generazioni. Ma le esitazioni e i rinvii non servono a nulla: la partita delle pensioni, della loro sostenibilità e del trade off fra sostenibilità e trattamenti minimi dignitosi è ancora tutta da giocare.

Tito Boeri & Luigi Guiso – Ignavia di Stato

Numero 1 della Rivista “Nuova Etica Pubblica” – dic 2013

Pubblichiamo il numero 1 – ma c’è stato un numero “0” nel giugno scorso – della rivista della nostra Associazione “Nuova Etica Pubblica“. La tematica prevalente di questo numero è quella dei controlli nelle pubbliche amministrazioni. Il nuovo numero della rivista sarà presentato al CNEL il 27 gennaio prossimo, alla presenza di Manin CARABBA, Paolo DE IOANNA, Guido MELIS e Nicoletta STAME.

 Clicca qui per ingrandire la rivista “Nuova etica pubblica” n. 1 – dicembre 2013

CORTE dei CONTI – RELAZIONE 2013 SUL COSTO DEL LAVORO PUBBLICO

 

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Un pò in sordina rispetto all’anno precedente, le Sezioni riunite della Corte dei Conti hanno deliberato il 24 giugno di quest’anno la relazione annuale sul costo del lavoro pubblico, prevista dall’articolo 60 del decreto legislativo 165/01. Un vero peccato, perché la relazione abbonda di informazioni utili sui costi della PA: serie storiche, confronti internazionali, analisi del numero dei dipendenti e dei relativi costi, effettuati comparto per comparto. Una lettura, anche superficiale, consente di vedere confermati gli andamenti relativi alla contrazioni del numero degli occupati, delle retribuzioni medie e del PIL reale procapite, della spesa per redditi da lavoro sul totale della spesa corrente (pag 43-56). Ciò smentisce chi parla di una pubblica amministrazione che “spende troppo”: non è l’entità della spesa il difetto della Pa italiana, ma la qualità dei servizi offerti in relazione ai costi sostenuti.

Corte dei conti, sezioni riunite –  delibera n_9_del 24 giugno 2013

STATISTICHE DELL’UNIVERSITA’ 2012

Pubblichiamo i dati aggiornati al 31 dicembre 2012 sulle risorse umane e i loro costi negli Atenei statali. 

Banca dati DALIA MIUR- DIPENDENTI delle UNIVERSITA’ STATALI

Banca dati DALIA MIUR Costi del Personale degli Atenei statali

 

Numero distribuzione e importo medio delle pensioni dei dipendenti pubblici nell’anno 2011

 

Il Servizio statistico attuariale dell’INPS – Gestione dipendenti pubblici – ha prodotto nel 2012 l’indagine qui allegata sul numero di dipendenti pubblici collocato in pensione, sul numero di pensioni indirette di reversibilità sorte nel 2011, nonché un’analisi dettagliata sugli importi medi delle nuove pensioni erogate dalla Gestione dei lavoratori pubblici nell’ultimo decennio.

Studio statistico sulle pensioni ai DIP PUBBLICI 2011

Numero dei dipendenti pubblici iscritti all’INPDAP nel 2011 e analisi delle retribuzioni al 2008.

Un documentato studio del Servizio statistico attuariale dell’ INPS – Gestione dipendenti pubblici – analizza numero, distribuzione e caratteristiche di genere dei dipendenti pubblici al 31 dicembre 2011. Inoltre vengono analizzate le retribuzioni dell’anno 2008 sulla base delle risultanze delle denunce delle retribuzioni da parte delle Amministrazioni pubbliche datrici di lavoro: le informazioni relative mantengono una loro attualità in virtù del blocco della contrattazione intervenuto nel frattempo.

Gli iscritti all’INPDAP nel 2011 e retribuzioni 2008.

Un INPS riveduto e corretto: tavola rotonda di “Nuovi lavori”

Nuovi lavori: video della tavola rotonda su previdenza pubblica e gestione INPS.

Una tavola rotonda organizzata da Nuovi Lavori: il moderatore Raffaele Morese dialoga con protagonisti ed esperti del mondo previdenziale italiano – Guido Abbadessa, Tiziano Treu, Adriano Musi, Stefano Patriarca, Maurizio Benetti –  sui destini della previdenza e dell’Inps in particolare.

Legge 2012 spending review

Decreto Legge 95 del 6 lug 2012 convertito in Legge n 135 del 7 ago 2012   Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini  

 Testo aggiornato della Legge sulla spending review

 

Analisi delle retribuzioni dei dipendenti pubblici 2012

ARAN RETRIBUZIONI DIPENDENTI PUBBLICI 2012 Slide di presentazione rapporto

Slide espositive del più aggiornato Rapporto sul livello e l’evoluzione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, prodotto dall’ARAN nel dicembre 2012