Gli interpelli burla

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Nomina sunt substantia rerum affermava l’ingenuo Aristotele!….la denominazione con cui chiamiamo  le cose ce ne  mostrano  sempre il senso e sostanza……. Non aveva fatto i conti il filosofo areopagita con gli Italiani!…..I quali  hanno elaborato nei secoli, diventandone maestri, la tecnica del formalismo, 

di quell’artificio retorico cioè, tale per cui si dà il nome a un concetto, lo si infiocchetta con parole e argomenti molto aulici e ispirati, poi si congegna la realtà riferita a quel concetto in modo tale che costituisca l’esatto opposto di ciò che la parola dovrebbe evocare.

E’ il caso del termine (di legge) detto “interpello”, utilizzato per individuare la persona più idonea ad occupare un posto di funzione dirigenziale, per le sue doti di professionalità, integrità per il fatto di essere dirigente pubblico di carriera. Ciascuna amministrazione pubblica fa l’uso che più le piace di quello che dovrebbe essere strumento di garanzia e di trasparenza.

Vediamo qui di seguito un articolo de “La Repubblica” del 1° agosto 2017 che nel darci conto delle modalità di scelta del Ragioniere generale del Comune di Roma tocca corde degne della migliore commedia all’italiana. Per chi volesse approfondire seriamente ciò che effettivamente è accaduto consigliamo la lettura del commento sulla vicenda di Luigi Oliviericlicca qui su “Come gli incarichi dirigenziali sono influenzati dalla politica).

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