Cassese – Principio del merito e stabilità degli impiegati pubblici.

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Nella quiete prima della pubblicazione dei decreti attuativi sulla riforma del ruolo unico della dirigenza, previsti dall’articolo 11 della Legge 124/2015, può essere utile ripartire da un’antica – ma non sorpassata – Lectio Magistralis del prof. Sabino Cassese, tenuta all’Università Suor Orsola di Benincasa di Napoli nel 2007. Perché deve interessare quell’intervento su “L’ideale della pubblica amministrazione: principio del merito e stabilità degli impiegati“? Per il motivo fondamentale che quella esposizione parla di principi generali tuttora vigenti negli Stati occidentali.

Cassese proponeva allora una lettura della pubblica amministrazione dello Stato moderno, in cui il salto di qualità avvenne con l’abbandono della concezione patrimoniale dello Stato: Per rimediare alle storture prodotte dalla confusione fra privato e pubblico, dalla vendita degli uffici, dal patronato politico, dal sistema delle spoglie e dalla commistione fra potere amministrativo e potere legislativo, si mobilitano le migliori menti, a partire dall’Illuminismo. I due punti di attacco furono il sistema di reclutamento del personale amministrativo e la stabilità nell’impiego dei funzionari pubblici, definiti in forma breve nell’area anglosassone con le espressioni merit system e tenure“. Tralasciando la riforma dello Stato francese, ai più nota, i cardini di una gestione basata sulla stabilità del rapporto di pubblico impiego furono tracciati in Gran Bretagna e negli U.S.A. , rispettivamente, con il “Rapporto Northcote-Trevelyan” del 1854 (vedine qui il testo originale)  e con il “Pendleton act” del 1883. “Non da rapporti di personale fiducia dei capi e del popolo, ma da esame obiettivo e spersonalizzato delle capacità, deve essere determinato l’accesso ai pubblici impieghi” (pag. 45). “Cosa comporta la stabilità nelle funzioni e nell’impiego?   Da essa consegue che la durata della carica non sia determinata all’inizio. Dunque che la funzione non sia affidata a tempo determinato, né con un periodo prescritto dalla legge o dall’atto di nomina, né con riferimento alla durata di altri organi, quali Governo e Parlamento. Comporta, inoltre, che al dipendente pubblico, di qualunque rango, non venga richiesto di ottenere la “fiducia” del corpo politico” (pag. 48).  “In conclusione, i motivi ispiratori delle grandi riforme sono ancora vivi oggi. il riconoscimento del merito nell’accesso e nella carriera e la stabilità della funzione sono strumenti essenziali per assicurare efficienza all’amministrazione, eguaglianza ai cittadini, equilibrio dei poteri. Questi principi vanno rispettati“.

E l’Italia? Con una scelta espositiva che forse evita di evidenziare la stridente differenza esistente nel nostro Paese con gli altri sistemi amministrativi, Cassese preferisce preporre la descrizione della situazione al quadro generale così delineato. Ma le sue parole mantengono una solare chiarezza: egli parla di “regressione in atto” (pag. 35) consistente in “interventi che vanno in due direzioni opposte, ma hanno una spiegazione unica. Consistono nella stabilizzazione dei precari (ai livelli inferiori) e nella precarizzazione dei dirigenti.  Ciò continua a verificarsi, con sempre maggiore invadenza, a 9 anni dal monito di Cassese.

Il livello di astrazione e l’impostazione storica data alla sua “Lectio magistralis” forse consigliò il professore di non sviluppare con chiarezza la conseguenza logico-fattuale del suo ragionamento: che tutta la legislazione sul pubblico impiego e sulla dirigenza dell’ultimo ventennio si sono avventurati – e insistono ostinatamente a perseguire – in un modello di Amministrazione pubblica “moderna” e “privatizzata” che nessun Paese occidentale (U.S.A. in primis ) si sogna di istituire per le proprie funzioni pubbliche.

Con riserva di ritornare presto sui contorni – veri e non raccontati – del regime e del funzionamento dell’amministrazione federale U.S.A., consigliamo la lettura dello scritto del prof. Cassese ai think tank dell’Università Bocconi di Milano, a coloro che stanno mettendo mano ai decreti sulla dirigenza pubblica e a quel variegato milieu politico-culturale che si riempie la bocca delle locuzioni “spoils system” e “rapporto fiduciario” senza nulla sapere di cosa si parli.

Giuseppe Beato

 Napoli, Università Benincasa: inaugurazione del Master di secondo livello in diritto amministrativo – Cassese

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